Preannuncia querele per diffamazione il comandante generale della Guardia di Finanza, accusato dall’avvocato Piero Amara di appartenere all’organizzazione massonica ora alla ribalta
«Le dichiarazioni dell’avvocato Piero Amara riportate da alcuni organi di informazione circa una presunta appartenenza del sottoscritto e del mio predecessore, generale Giorgio Toschi, alla cosiddetta “loggia Ungheria” sono prive di qualsiasi fondamento».
Esordisce così il lungo comunicato del generale di Corpo d’Armata Giuseppe Zafarana, comandante generale della Guardia di Finanza, finito agli onori delle cronache non per qualche particolare impresa delle Fiamme Gialle ma per essere stato tacciato di appartenere alla loggia Ungheria, alla quale secondo quanto dichiarato alla magistratura dall’avvocato Amara ci sarebbero, oltre al generale, Silvio Berlusconi, Denis Verdini, Luca Lotti, Luca Palamara, Carlo De Benedetti, l’ex vicepresidente del Csm Giovanni Legnini e il segretario di Stato vaticano cardinale Pietro Parolin.
«Non ho mai aderito – continua Zafarana – ad associazioni di alcun genere, tantomeno di natura segreta. Non soltanto non ho mai aderito, ma neppure ho mai lontanamente pensato di poterlo fare, in quanto una tale iniziativa sarebbe del tutto estranea al mio stile di vita, ai valori in cui credo e alla mia etica di comportamento.
Ho giurato fedeltà solamente una volta, e l’ho fatto verso la Repubblica e la sua Costituzione! Non ho mai conosciuto l’avvocato Piero Amara (nella foto), né il dott. Giuseppe Toscano; tantomeno ho mai avuto conoscenza dell’associazione OPCO. Ho appreso dell’esistenza dell’avvocato Amara solo nei primi mesi del 2017, allorquando, da Capo di Stato Maggiore del Comando Generale, fui interessato da parte della Procura della Repubblica di Roma e della competente linea gerarchica del reparto operante in ordine alle esigenze organizzative connesse alle investigazioni che lo riguardavano».
Il comandante generale delle Fiamme Gialle reagisce a suon di carta bollata: «Ripongo la mia più assoluta fiducia nell’Autorità giudiziaria, che saprà sicuramente accertare la verità dei fatti onde tutelare l’onore e l’immagine dell’Istituzione Guardia di Finanza tutta. Ho già dato mandato ai miei legali – conclude – di procedere in via giudiziaria per calunnia a protezione del buon nome del Corpo, oltre che della mia persona».