A Bertinoro, in provincia di Forlì-Cesena, esiste la “colonna degli anelli”, stemma e simbolo dell’atavica usanza di offrire accoglienza della popolazione locale
Il popolo napoletano è famoso in tutto il nostro paese per la sua genuina cordialità, per il calore e l’accoglienza di questa gente aperta e disponibile.
Ti regala quella sensazione di farti sentire a casa, coinvolgendoti con molto folclore e sentimento di attenzione, come, per esempio, accade con il “caffè sospeso”, una tazzina di pregiato nettare nero lasciato a titolo gratuito per chiunque lo richieda, “forestiero” compreso. Una grande città, ricca di storia partenopea e di meravigliosi monumenti, una città famosissima.
Ma il vero senso dell’ospitalità, non è esclusiva solo della Campania. Vi è infatti, una piccola e graziosa città che si poggia geograficamente su di un rigoglioso contesto collinare, Bertinoro, in provincia di Forlì-Cesena. Un’entità civica unica nel suo genere, che dell’ospitalità ha fatto il proprio vanto e la sua importante storia, ricca di contrasti e di gare a chi, tra gli abitanti, di più si impegnava per offrire al nuovo viandante da poco giunto nella loro piazza centrale. Onestamente, venendo a conoscenza di questi fatti, mi sono trovato di fronte ad un contesto di valori ed azioni benefiche, che rasentano il sapore della fiaba e della leggenda, per quel prodigarsi verso il prossimo in manifestazione di generosità, cortesia, o benevola tolleranza. Trovarsi di fronte alla colonna dell’Ospitalità, detta anche “colonna degli anelli” è come trovarsi di fronte ad un bivio tra storia documentata e fantastica leggenda. Le sue prime notizie risalgono al XIV canto del Purgatorio della Divina Commedia, dove Dante incontra il giudice Guido del Duca. Giudice del Duca, nobile ravennate della famiglia degli Onesti, signori e conti di Bertinoro, è colui che tra il 1202 ed il 1218 fece costruire la colonna per porre definitivamente fine alle diatribe che nascevano tra le famiglie nobili della città.
Le dodici famiglie nobili di Bertinoro fecero incastonare alla colonna un proprio anello, in modo tale che, il viandante che legava il proprio cavallo ad uno di questi, veniva ospitato dalla famiglia proprietaria dell’anello, ma anche dall’intera comunità, che si rendeva disponibile. Giudice del Duca, assieme alla sua famiglia, divennero presto famosi come esempio di libertà, intesa come integrità e merito di soccorrere il bisogno del prossimo, prima che ne venga fatta richiesta, evitando l’umiliazione del chiedere. Questa città mite e signorile mi ricorda la mia amata Asolo, cittadina magnifica in provincia di Treviso, che ospita nella sua chiesa le spoglie di Eleonora Duse, porta come stemma proprio la colonna degli anelli, in argento su campo rosso, con quattro anelli di ferro al naturale posti 1,2,1, come simbolo di libertà, forza e gradevole sensazione di ospitalità romagnola.