Impazza la mania di cambiare nome alle discipline, ma l’espressione “Scienze Motorie e Sportive”, ad esempio, non rende all’allievo il significato che aveva “Educazione Fisica”
Mens sana in corpore sano è un antico detto che rivela quanto sia importante il legame tra corpo e mente; chi ha fatto sport e continua a farlo ha potuto constatare la veridicità di questa massima, la quale ha in sé tutto il principio greco della Kalokagathia, cioè dello stretto legame tra bello e buono, tra perfezione fisica e morale dell’uomo.
Al posto di “Educazione fisica”, l’hanno rinominata “Scienze Motorie e Sportive”: a livello scolastico appunto, perché in tutto il mondo l’educazione fisica esiste ancora e se noi, burocraticamente, abbiamo deciso di chiamarla così è perché, a mio parere, non abbiamo le idee del tutto chiare.
Eppure, a me piace chiamarla ancora così, “Educazione Fisica”, perché in questo termine è insito il significato precipuo della disciplina, mi riferisco all’educazione come abitudine a fare, come indirizzo verso la strada giusta, ad insegnare che si può scegliere, all’educazione come formazione, insomma.
Quando si usa il termine “Educazione” scendono in campo non solo le capacità fisiche ma soprattutto la personalità, le emozioni, la capacità di collaborare, di organizzare, di affrontare nuove esperienze, di fare la scelta giusta al momento giusto, di confrontarsi con avversari più o meno bravi di te non solo con lealtà, ma anche con dignità e con misura, di rispettare le regole e farle rispettare, di saper mettere in campo il meglio di sé rinunciando al protagonismo a beneficio dell’obiettivo comune, di saper aiutare il compagno in difficoltà, di riconoscere lo sbaglio e porvi rimedio.
E che dire delle altre “Educazioni” trasformate di volta in volta in Arte e Immagine, Musica e Tecnologia (forse l’unica il cui nome salverei)?
Questo cambio di denominazione, frutto della riforma Moratti della Scuola Primaria e Secondaria di I grado, è una scelta che rappresenta un segno di profonda involuzione per discipline. Sopprimendo la definizione di educazione, seguita da un aggettivo, infatti, anche le discipline a spiccata valenza espressiva e creativa vengono appiattite su una concezione unica e omologante di materia scolastica esclusivamente dedicata all’apprendimento di contenuti teorici e strumentali; di contro, le educazioni, forti della loro diversità, sono state uno strumento, concettuale e operativo, essenziale per la costruzione di un progetto educativo fondato sull’integrazione di peculiarità diverse, intendendo la differenza come risorsa. In questo risiedeva il senso anche di una differente denominazione.
Con le “Educazioni”, infatti, accanto ai momenti di studio mirati all’acquisizione progressiva di contenuti e abilità, si affiancava la presenza di un altro tipo di contesto a forte valenza laboratoriale e creativa, che permetteva agli allievi di sfruttare, e sovente di scoprire, le proprie capacità attraverso le potenzialità dei linguaggi espressivi, anche per futuri sbocchi lavorativi o semplici hobby.