Se tutto cambia nella società, allora bisogna anche avere il coraggio di tagliare i rami secchi per dare respiro ad una pianta che altrimenti rischia di perdere tutta la sua vis vitalis
Tra le molte novità inserite nei vari decenni trascorsi per aggravare la condizione dei docenti vi sono gli organi collegiali, le cui riunioni sono aumentate esponenzialmente nel tempo. Uno di questi organi è rappresentato dai cosiddetti dipartimenti, cioè gruppi di docenti che insegnano le stesse materie o materie affini.
Data per scontata l’utilità di una consultazione reciproca che riguarda lo svolgimento dei programmi, la proposizione di progetti comuni o il metodo di correzione degli elaborati, resta però il fatto che ciascun docente ha la propria formazione e la propria metodologia; ragion per cui avviene spesso che, dopo lunghe riunioni e dibattiti, ciascuno nella sua classe e con i suoi alunni continui poi a fare come ritiene meglio, con buona pace dei colleghi.
Un’altra osservazione è da fare sugli organi collegiali istituiti con i Decreti Delegati del 1974, come il Consiglio d’Istituto, i Consigli di classe allargati ai genitori e agli studenti e l’assemblea degli studenti medesimi. Questi organi furono istituiti in pieno clima post-sessantottino, e forse a quei tempi avevano una loro validità: ma cosa sono diventate le assemblee di oggi, se non un residuato del recente passato? Non si vede che senso abbiano le assemblee studentesche, quando sono diventate ormai semplice occasione per perdere una giornata di lezione; la stessa cosa potremo dire per i Consigli di classe, dove la partecipazione di studenti e genitori è divenuta in molti casi una pura formalità. L’importanza dei Consigli di classe non è più avvertita adeguatamente, come dimostra il fatto che spesso i genitori non partecipano più neanche alle elezioni e la classe resta senza rappresentanti (oppure rari sono i casi dei genitori propositivi e collaborativi). Questo avviene perché ai nostri tempi l’individualismo prevale largamente sul senso della collettività, e quindi ogni genitore si interessa unicamente ai propri figli.
Sarebbe il momento che sulla scuola fossero effettuati diversi interventi legislativi, differenti però da quelli degli ultimi anni che non hanno fatto altro che peggiorare le cose, specie per gli insegnanti. Una volta riconosciuto il notevole aumento di impegni e responsabilità cui la burocratizzazione ha costretto i docenti, occorrerebbe anche fare uno sforzo per adeguare i loro stipendi a quelli dei colleghi degli altri paesi d’Europa, che non lavorano certo di più degli italiani.
Ferma restando questa necessità, sarebbe inoltre quanto mai opportuno restituire ai docenti il loro vero ruolo, cioè quello di far lezione e fare/trasmettere la cultura, perché questa dovrebbe essere l’unica e sola funzione del sistema scolastico; e per agevolare ciò occorrerebbe operare una drastica riduzione delle attività extrascolastiche come l’assurda alternanza scuola-lavoro (davvero inutile in taluni istituti di II Grado, perché avulsa dal contesto didattico di riferimento), che assorbono tanto tempo producendo poco o nulla di utile. Se tutto cambia nella società, allora bisogna anche avere il coraggio di tagliare i rami secchi per dare respiro ad una pianta che altrimenti rischia di perdere tutta la sua vis vitalis.