Il primo cittadino di Nocera Inferiore e il consigliere di maggioranza che ha annunciato di non ricandidarsi battibeccano aspramente su concorsi, Gori e vassallaggio a De Luca
È guerra aperta a suon di post sui social tra Manlio Torquato, sindaco di Nocera Inferiore, e Ilario Capaldo, consigliere di maggioranza che ha già annunciato di non volersi ricandidare ma, dichiara, «non per questo mi possono limitare a dire quello che penso».

Le accuse sono pesantissime: da Ilario Capaldo “bordate da 155” sui concorsi banditi dal Comune: «È iniziata la campagna elettorale versione prima Repubblica», dall’altra risposte quali: «C’è il solito tentativo di distorcere la verità, a metà strada tra l’ignoranza amministrativa e la malafede».
Ma non solo i concorsi sono campo di battaglia. Concorsi per i quali, certo in modo strumentale, Capaldo vorrebbe fossero assunti solo nocerini, venendo rintuzzato dal primo cittadino che – giustamente – precisa che «non esiste alcun concorso in Italia che consenta – se non in modo illegittimo – di limitare i concorsi ai soli residenti del Comune che li bandisce!».
Le accuse di Capaldo, che non va per il sottile, riguardano anche la gestione Gori e il tentativo da portare avanti il tentativo «ad ogni costo di rendere Nocera una colonia salernitana». I motivi del secondo obiettivo? Capaldo non le manda a dire: «consentitemi di dire che li ha seduti il sottoscritto, insieme a qualche amico, su quelle seggiole, ma oggi pur di tenersi quel poco di potere venderebbero anche l’anima al diavolo».
E sugli aumenti Gori: «se qualche ragazzo nocerino protesta contro l’aumento della bolletta votato da loro viene definito un imbecille. (Un giorno magari qualcuno mi spiegherà cosa significa ‘ho votato per l’aumento del 2,5 della bolletta perché era una presa d’atto’)».
Glissa, per ora, il primo cittadino Manlio Torquato su Gori e vassallaggio a De Luca. Si limita a rispondere sulla vicenda concorsi, affermando «Abbiamo avviato la più grande opera di rinnovamento del personale comunale; fatto, dopo 30 anni, i primi veri concorsi pubblici. Compenseremo almeno in parte la drammatica emorragia di personale verificatasi in questo decennio, nel rispetto della spesa pubblica. E soprattutto daremo la possibilità a tanti giovani, di costruirsi finalmente un futuro. Consentiteci di esserne orgogliosi».

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