Da Materdomini di Nocera Superiore a Sarno, dove dal 6 agosto, parallelamente alla nota basilica mariana, alla parrocchia di Maria Santissima delle tre corone sono in corso novene ed altre funzioni sacre
Sono iniziate ufficialmente dal 6 agosto le cerimonie religiose che culmineranno, il 15 agosto, nella Festa dell’Assunta, il ricordo della “dormizione” della Madonna che – secondo le credenze cristiane – alla sua morte sarebbe stata prelevata dalla Terra in corpo e anima per essere condotta in Paradiso.
Materdomini di Nocera Superiore, dove esiste un ritratto mariano che si vuole risalire al periodo iconoclasta, il più noto luogo di celebrazione della ricorrenza. Ma la devozione è forte anche a Sarno, dove Maria Santissima delle tre corone è la patrona principale della città e il parroco don Roberto Farruggio ha approntato un corposo programma di funzioni civili e religiose che vuole essere anche un segno di speranza contro l’epidemia di Covid che ci ha afflitti particolarmente nel 2020.
Il professor Raffaele Pucci, storico nocerino mancato da anni cui è intitolata la biblioteca comunale di Nocera Inferiore, in un articolo da noi ripubblicato nel 2017 ricorda come anche a Nocera Inferiore il senso della festa fosse davvero sentito. “Al tramonto del 14 agosto – scriveva – i carri addobbati con il quadro della Madonna, arricchiti di nastri rosa e celesti e fiori di ogni genere, si fermavano davanti ai bassi a raccogliere i vari personaggi che in pellegrinaggio si recavano alla festa in onore della Vergine di Materdomini di Nocera Superiore. Sui carri prendevano posto donne, giovani e anziane che sedevano anche sui trapuntini del lato destro e sinistro. I carri erano trainati da un cavallo e andavano piano, mentre i pellegrini cantavano la novena alla Madonna. I carri attraversavano tutti i quartieri di Nocera, dal Borgo a Liporta a Capocasale, passando per Sperandei, Capofioccano, Casale del pozzo e Casale nuovo“.
“Scinne, scinne zì munacone, viene a raprere ’stu portone, ca Maria sta sola sola e ’a vulimme cunsulà” è il canto che durante la novena, già poco dopo le 3:30 di notte, le ormai pochissime donne rimaste fedeli alla tradizione, davanti alla Basilica di Materdomini, cominciano a cantare aspettando che la porta della basilica si apra per recitare la novena della mattina, che termina poco prima delle 6 per consentire poi a tutti di recarsi al lavoro.È una festa che ha perso forza e mordente quella di Materdomini. Demerito dei frati della basilica che nel tempo hanno fatto di tutto perché praticamente scomparissero le tammurriate che si cantavano e ballavano nei giorni della festa, per le quali Roberto De Simone, musicologo, tra l’altro fondatore nel 1967 della Nuova Compagnia di Canto Popolare, era fino agli anni ’80 una presenza fissa, con il suo registratore, per catturare e conservare le tradizioni popolari campane. E mentre a Sarno don Roberto fa di tutto per trasformare la ricorrenza anche in un evento a Materdomini poche migliaia di persone si avvicendano durante le funzioni religiose del 14 e del 15, speranzose forse in quell’indulgenza plenaria di antica memoria che ha sempre meno senso negli anni 2000 ormai avanzati.