La manifestazione d’interesse bandita dalla Fondazione Campania Welfare, ex Fondazione Banco di Napoli. La presidente Stasi: “la pandemia ha acuito il divario sociale”
Contrastare la dispersione scolastica, innovare i servizi per i bambini da 0 a 6 anni, promuovere l’educazione ambientale, prevenire e contrastare le nuove dipendenze tra gli adolescenti come la ludopatia, ma anche dare un sostegno per l’organizzazione di percorsi che mirino a rafforzare la responsabilità genitoriale e per donne in condizioni di svantaggio o vittime di violenza.
Sono gli obiettivi che si pone la Fondazione Campania Welfare (già Fondazione Banco di Napoli per l’assistenza all’infanzia) che ha stanziato, grazie ad un contributo della Regione Campania, 600mila euro per il co-finanziamento di progetti che pongano al centro l’inclusione sociale dei nostri bambini ed adolescenti. Potranno presentare la propria candidatura associazioni del Terzo Settore, cooperative sociali, start-up a vocazione sociale ed altre Organizzazioni senza scopo di lucro: i dettagli per la manifestazione d’interesse sul sito www.fbnai.it. Le domande potranno essere presentate secondo i criteri e le modalità descritte dall’avviso pubblico entro il 27 agosto.
Si tratta di risorse importanti, soprattutto se si considera che molte delle fasce di popolazione più colpite dalla crisi erano a rischio di povertà già prima del Coronavirus, come i giovani o i lavoratori a termine. In molte famiglie all’insufficienza di reddito si è aggiunta la mancanza di computer e connessione internet o di ambienti adatti all’istruzione a distanza dei figli.
«È evidente – spiega Patrizia Stasi, presidente della Fondazione Campania Welfare – che i più colpiti dalla pandemia sono soggetti che già erano tra i più vulnerabili; la crisi ha acuito la povertà per le fasce sociali più deboli ed è, purtroppo, ragionevole pensare che le difficoltà manifestate in quest’anno e mezzo possano avere ripercussioni durature».
Le analisi sull’impatto sociale della pandemia evidenziano un “arretramento” che sta colpendo duramente molte famiglie ma non tutte allo stesso modo: «La differenza più sostanziale riguarda l’aspetto generazionale – prosegue la presidente Stasi – con le famiglie più giovani, e quindi con figli più piccoli, colpite con un’intensità doppia rispetto alle famiglie più anziane; la loro difficoltà economica riduce la potenzialità di sostenere adeguatamente, anche sul versante sociale, il proprio nucleo familiare».