Sempre più brand cavalcano il trend lanciando linee naturali. Ma quanto sono realmente efficaci e a cosa fare attenzione? Ce ne parla la professoressa Francesca Sansone
Oggi, accanto ai più o meno celebri marchi nati “green” e bio, anche grandi nomi della cosmesi tradizionale lanciano linee “nature”.
Motivo: la crescente domanda dei consumatori che scelgono di utilizzare prodotti all’apparenza più rispettosi della nostra pelle e dell’ambiente. Ma è davvero così? Cosa dobbiamo guardare sull’etichetta per capire se effettivamente un prodotto sia naturale come ci dicono?
Ce ne parla la professoressa Francesca Sansone, ricercatrice e docente di “Analisi dei prodotti cosmetici”, corso in “Tecniche Erboristiche”, presso il Dipartimento di Farmacia di UNISA.
«La cosmesi naturale prevede l’impiego quasi esclusivo di sostanze vegetali o derivate dai vegetali, ma difficilmente un cosmetico può essere formulato integralmente da esse. Anche per le formulazioni più semplici che dichiarano principi attivi e sostanze di origine naturale, possono essere contenute sostanze di sintesi aventi funzione di emulsionanti, tensioattivi, conservanti. Inoltre, è purtroppo diffusa la tendenza ad usare l’aggettivazione di “naturale” anche per preparati a cui in realtà sono state aggiunte solo piccole dosi di estratti, acque distillate o lipidi vegetali. È opportuno quindi prestare molta attenzione – sottolinea – Il metodo principale per poter comprendere il contenuto di un prodotto cosmetico è quello di leggere bene l’etichetta. I nomi in latino sono i nomi originali botanici e indicano gli ingredienti a partire dal più concentrato in ordine decrescente. Una crema all’olio di Argan, ad esempio, dovrà riportarlo tra i primi ingredienti in elenco.
Per la dichiarazione di green o bio sono poi necessarie le rispettive certificazioni, che applicano un proprio regolamento, sono rilasciate da enti privati e hanno un costo per le aziende che vogliono ottenerle. Lo sforzo richiesto al consumatore rimane: dovrebbe leggersi i regolamenti; ma sicuramente la presenza del bollino sul packaging è un utile strumento di semplificazione per indentificare i prodotti e direzionare l’acquisto».– Il fatto che un prodotto risulti totalmente naturale basta come indicazione della sua efficacia e delle sue proprietà benefiche? A volte non c’è il rischio che questi prodotti siano scelti un po’ per moda, ma risultino in realtà meno efficaci e bilanciati degli equivalenti di cosmesi tradizionale?
«Un prodotto cosmetico è il frutto di una lunga ricerca scientifica basata su sperimentazioni e prove che ne dimostrino la sicurezza e l’efficacia. Si tratta di prodotti che vengono utilizzati quotidianamente, in più forme e per più motivazioni, pertanto l’esposizione agli ingredienti cosmetici da parte del consumatore è elevatissima. Tuttavia, questi non percepisce il cosmetico come un prodotto pericoloso e se pubblicizzato come naturale, può addirittura ritenerlo innocuo, esponendosi a maggiore rischio. Il Regolamento Comunitario sui prodotti cosmetici, regolando l’immissione dei prodotti sul mercato, tutela il consumatore con riguardo alla sicurezza, costruendo una gabbia intorno al pericolo.
Per quanto riguarda l’efficacia, occorre precisare che la presenza di un funzionale noto per possedere determinate proprietà non basta a sostenere il claim che si intende vantare, perché la proprietà cosmetica dipenderà dalla concentrazione del funzionale, la formulazione, le indicazioni per il trattamento. Sempre per Regolamento comunitario, gli effetti cosmetici (idratante, lenitivo, esfoliante, anticaduta, antiforfora, antiacne, deodorante, protettivo UV e molti altri) devono essere misurati e misurabili. L’efficacia di tutti i cosmetici anche quelli dichiaratamente naturali, può essere “misurata” con analisi strumentali e valutata anche come “percepita” rispetto alla valutazione del consumatore e dipende dall’impatto globale esercitato dal prodotto sul soggetto. Questi effetti si testano in vitro o in vivo, sull’uomo. I risultati dei test consentono di apporre in etichetta specifici claim. I messaggi sui packaging devono quindi essere in ogni caso veritieri, non ingannevoli e non suscitare false aspettative nel consumatore».