Per la Suprema corte l’obbligo per i genitori serve a garantire l’inserimento dei figli nella società e non a fini assistenziali. Ma guai a fermarlo automaticamente a 18 anni
Lo scorso 2 luglio la Corte di Cassazione si è espressa con una decisione destinata a far discutere: i genitori non hanno l’obbligo di mantenere i figli per sempre.
Anticipata da una sentenza dell’agosto 2020, la Corte ha ribadito la necessità per i giovani di attivarsi al fine di rendersi autonomi nel più breve tempo possibile; non si tratta però di una decadenza incondizionata dell’obbligo di mantenimento che spetta ai genitori ma piuttosto un invito alla ragionevolezza.
Chi, raggiunta una certa età, non studia con profitto, non studia affatto o rifiuta offerte di lavoro ritenute non affini alle proprie aspettative è destinato a perdere anche l’eventuale assegno di mantenimento che, per la Suprema Corte, non deve avere funzione assistenziale incondizionata ma di mero supporto utile al raggiungimento dell’inserimento nella società.
La decisone, da applicare ai casi concreti, valutando volta per volta, intende colpire non soltanto chi prosegue gli studi per inerzia ma anche chi, dopo aver completato il ciclo di formazione, richieda un surplus di mantenimento in attesa di intraprendere la carriera dei propri sogni senza tenere conto delle reali situazioni del mercato del lavoro: insomma la Cassazione vuole invitare i giovani alla concretezza ridimensionando anche gli eventuali sogni di gloria, o almeno invitandoli a perseguirli senza l’aiuto di mamma e papà.