Dopo 143 anni dalla sua istituzione veniva abolita la “naja”, ovvero l’arruolamento obbligatorio per 12 mesi (ma inizialmente di più) al compimento dei 18 anni
di Valentina Milite
Nel 1862, successivamente alla nascita del Regno d’Italia, veniva istituita la “naja” per tutto il territorio nazionale, ovvero la coscrizione obbligatoria per i giovani italiani nelle liste di leva militare al compimento dei 18 anni, definitivamente abolita da soli 16 anni.
Fino a poco più di un decennio fa, infatti, i giovani italiani all’arrivo della maggiore età vedevano ancora recapitarsi la famosa “cartolina” di reclutamento che li chiamava alle armi.
La durata del servizio era variabile in base alla destinazione (Esercito, Marina, Aeronautica ed Arma dei Carabinieri) e venne, negli anni, progressivamente ridotta.
Già molto prima del decreto che sancì la totale abolizione della leva nel 2005, era divenuto palese il malcontento della società nei confronti dell’obbligatorietà del servizio militare, vista come imposizione contro la libertà personale dei giovani maschi italiani ed espressione di sessismo, non permettendo l’arruolamento delle donne.
Nel 1972 veniva emanata la prima legge che disciplinava l’obiezione di coscienza e permetteva ai convocati (oltre le cause preesistenti di esenzione o sospensione del reclutamento) di sottrarsi all’obbligo di leva al servizio armato per motivi e convincimenti etici. Si affermava finalmente il diritto dei cittadini di servire la patria con servizi alternativi a quello armato. Veniva quindi istituito in sostituzione, il servizio civile, che restava tuttavia obbligatorio.
A partire dal 2000 si permise l’arruolamento volontario delle donne.
In seguito poi all’indignazione pubblica per la scoperta di gravi episodi di nonnismo ed abusi perpetrati ai danni di molti giovani durante il reclutamento, si giunse infine alla decisione di convertire la leva unicamente su base volontaria, considerato anche il principio secondo cui “l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa”, che è quindi ammessa solo per difesa e che quindi non si necessiti di un esercito con coscrizione e reclutamento generale della popolazione.
L’esperienza della leva obbligatoria rimane tuttavia per molti un ricordo di vita fortemente positivo, che permise a tanti ragazzi di conoscere realtà diverse da quelle di appartenenza ed un’integrazione, anche linguistica, fra ceti differenti, in epoche in cui c’era scarsa mobilità e molti erano soliti usare solo il proprio dialetto per esprimersi. Inoltre, ha permesso a molti di consolidare amicizie durate ben più a lungo del periodo del reclutamento.