Districarsi tra riunioni spesso infruttuose di collegio docenti, di commissione, di plesso, di interclasse, con i genitori, collaborazioni con enti vari. E a luglio e settembre …
di Francesco Li Pira
La categoria degli insegnanti è da sempre al centro di una vexata quaestio tra chi (pochi in verità) ancora oggi ne esalta il ruolo di formatore e chi (la maggior parte) la vede come un serbatoio di privilegi di stipendio fisse, vacanze a Natale, Pasqua e i famosi 3 mesi di vacanza (ma a luglio e settembre, comunque, ci sono attività alle quali è necessario partecipare … ma “Padre, perdonali perché non sanno quel che dicono”).
Ma come si vedono gli insegnanti? Lamentano un forte stress alternato a una stanchezza materiale e a un forte scoramento: mal retribuiti, schiacciati tra la burocrazia del “si deve fare così”, le varie progettualità che in una scuola alla moda e fashion si devono fare, le problematiche degli alunni e le richieste pressanti/ingerenze dei genitori che non di rado scambiano la scuola per un servizio di nursery e il docente spesso come un fallito che non ha saputo fare di meglio nella vita.
Ciononostante, i docenti ancora oggi profondono la mente, il cuore e l’anima (per il docente, nel suo operato, c’è una buona dose di vocazione) nel loro lavoro e continuano ad aggiornarsi, a sfogliare manuali ed eserciziari alla ricerca di spunti felici per le attività in classe, a confrontarsi con i colleghi e a programmare con loro unità di apprendimento che stimolino il più possibile negli alunni attenzione, fantasia e voglia di fare.
Ma allora qual è la fonte di stress? Per i docenti, dunque, lo stress non è l’insegnamento in sé ma tutto l’apparato burocratico che gli sta intorno: riunioni molte volte infruttuose di collegio docenti, di commissione, di plesso, di interclasse, con i genitori, collaborazioni con enti vari e variamente interessati alla scuola, aggiornamenti ministeriali spesso inutili, il tutto naturalmente verbalizzato e relazionato per iscritto, perché ora ogni scuola ha il revisore dei conti che controlla ogni centesimo dei fondi assegnati e spesi.
Aggiungiamo poi le varie riforme che partono, si stoppano, ripartono e si modificano e si attuano in parte, rendendo sempre più complesso il quadro. In pratica il docente lavora dieci/dodici ore al giorno e non è un manager con stipendio adeguato e libertà del proprio tempo: ma è forse poca cosa la responsabilità di una classe di alunni di cui deve essere docente, educatore, psicologo, infermiere, organizzatore di eventi, pianificatore di attività, consulente per i genitori, referente nei confronti della dirigenza e altro ancora?