Il presidente della Campania oltre a lasciare l’obbligo di mascherina all’aperto nei luoghi affollati pone l’ennesimo paletto ai locali della movida
“Dalle ore 22 alle ore 6 è fatto divieto di vendita con asporto di bevande alcoliche da parte di qualsiasi esercizio commerciale e con distributori automatici; è fatto divieto di consumo di bevande alcoliche nelle aree pubbliche e aperte al pubblico; ai bar, baretti, vinerie, ed esercizi di somministrazione ambulante la vendita di alcolici è consentita soltanto al banco o ai tavoli; sono vietati affollamenti per il consumo di qualsiasi genere alimentare in puoghi pubblici o aperti al pubblico”.
Recita così il punto 1 dell’ordinanza n.19 firmata ieri da Vincenzo De Luca, il presidente della Campania diventato protagonista indiscusso di tutto il periodo pandemico. Se i lanciafiamme della prima fase, da marzo a maggio del 2020 per intenderci, hanno raccolto consensi in tutta Italia e hanno evitato che il contagio proliferasse in maniera eccessiva “nella Regione che ha il più alto tasso di densità abitativa”, dall’inizio del suo secondo mandato (settembre 2020) molte sue trovate sono risultate inutili, quasi dannose. L’ultimo provvedimento ha scatenato le ire della maggior parte della popolazione. La decisione di vietare la vendita di alcolici da asporto dopo le ore 22 mette in ginocchio tantissimi locali, soprattutto quelli nelle località di mare che aspettano con ansia i tre mesi estivi per rimpinguare le proprie entrare decisamente più magre negli altri periodi dell’anno. Un’ordinanza che non trova fondamenti scientifici (il Covid è per caso contenuto nelle bevande alcoliche?) e che sicuramente non aiuterà a ridurre assembramenti; paradossalmente aumenterà la calca all’esterno di bar e locali di ristorazione in attesa di un tavolo dove poter bere liberamente senza paura di essere multati. Proprio la “questione multe” rende ancor più bizzarra l’ultima disposizione: una coppia di fidanzati (quindi nessun affollamento in luogo pubblico) è seduta sul lungomare a consumare un cocktail analcolico dopo le ore 22 (nessuna norma violata) e si avvicinano due agenti delle forze dell’ordine, per elevare contravvenzione ai due ragazzi, che si giustificano spiegando che le bevande che stanno gustando non contengono alcolici. Come faranno i poliziotti o carabinieri di turno a verificare?
Altre rimostranze arrivano per la decisione di mantenere l’obbligo di mascherina in lungomari, centri storici, piazze e in situazioni di affollamento. Anche in questo caso il buon senso avrebbe imposto decisioni diverse, visto che nelle ore di caldo torrido portare i dispositivi di protezione è impossibile per chi passeggia per svago, figurarsi per proprietari e dipendenti di bar e ristoranti e per le forze dell’ordine in servizio dalle ore 14 alle ore 17.
Resta un grosso punto interrogativo su quest’ordinanza, valida fino al 31 luglio, e sull’intera gestione della seconda fase della pandemia, nella speranza che l’avanzata delle cosiddette “varianti” non costringa a ulteriori serrate generali dopo l’estate.