Era stata introdotta con un motivo ben preciso, forse un po’ troppo in chiave paradigmatica, che era quello di formare e (ri)avviare alla democrazia il cittadino responsabile
di Francesco Li Pira
Una delle novità più rilevanti dell’anno scolastico 2020/21 è stata la (re)introduzione – quale materia di studio in chiave trasversale e interdisciplinare con un monte ore minimo stabilito per legge – dell’Educazione civica, il cui obiettivo è quello di creare cittadini responsabili e attivi attraverso la fruizione di contenuti educativi e variegati.
Si è visto come la scuola abbia un ruolo chiave nell’educazione globale delle nuove generazioni e quanto oggi, a seguito di questo periodo di forte crisi, questa educazione globale sia una delle priorità che bisogna salvaguardare per il bene delle generazioni future; per questo motivo, l’insegnamento dell’educazione civica, all’interno dell’ambito scolastico, rappresenta una grande opportunità.
Già la dicitura “Educazione civica”, che richiama (spero volutamente) quella in uso alcuni decenni fa, ha una forte valenza programmatica con un significato ben più esteso che riguarda l’educazione dei cittadini, dello homo unito al civis in tutte le sue varie sfaccettature, rispetto alla dicitura di “Cittadinanza e Costituzione”, usata per alcuni anni a partire dal 2010/11, che forse aveva la pecca di restringere notevolmente il campo d’azione della materia all’educazione ambientale, all’educazione stradale, all’educazione sanitaria, all’educazione alimentare e allo studio rapido di taluni aspetti della Costituzione.
Ab origine strutturatasi come una disciplina a parte – e successivamente e progressivamente vista come una materia di secondo livello e schiacciata tra le materie importanti o spesse volte accantonata per questioni di tempo – l’Educazione civica era stata introdotta con un motivo ben preciso, forse un po’ troppo in chiave paradigmatica, che era quello di formare e (ri)avviare alla democrazia il cittadino responsabile, fornendo altresì quella necessaria base di conoscenza civica, di accettazione delle norme costituzionali e istituzionali, e di conoscenza e valorizzazione del patrimonio culturale nazionale; questo almeno, seppur in parte già modificato nel periodo del ’68, sino agli anni Novanta del secolo scorso quando, tra il crollo della cosiddetta Prima Repubblica e la nascita di un acceso conflitto politico, si è voluto porre una rinnovata attenzione alla coesione sociale e quindi all’intero patto costituzionale, con una serie di filoni di studi e di formazione (civile, giuridica, economica) e, soprattutto, di sperimentazioni educative, accentuatesi nella prima decade del nuovo secolo, come abbiamo sopra accennato.
Qual è la novità e quali sono gli obiettivi allora? Probabilmente, la novità è data dall’interconnessione e relativa interdipendenza che esiste sul nostro pianeta, per cui come essere umani siamo gli uni collegati agli altri, mentre l’obiettivo è il superamento della visione monoculturale e nazionale e la formazione di cittadini responsabili e attivi in un mondo che si è scoperto unito anche nella diffusione della pandemia: infatti la globalizzazione, oltre all’enorme pregio dell’ampliamento della nostra prospettiva mentale è storicamente coincisa con la disgregazione dei grandi blocchi e sistemi del post II Conflitto mondiale – con la relativa frammentazione e disorientamento politico, con relativa nascita di fondamentalismi – e ha inevitabilmente ristretto la percezione del mondo, rendendolo di fatto più piccolo e vicino (come si è visto anche nella diffusione del virus).
Con l’Educazione civica, quindi, si vogliono fornire agli studenti – con un approccio olistico caratterizzato molto complesso, comprensivo e profondo – quegli strumenti per conoscere i propri diritti e doveri per formare cittadini responsabili e attivi che partecipino pienamente e con consapevolezza alla vita civica, culturale e sociale della loro comunità, fornendo altresì strumenti per utilizzare consapevolmente e responsabilmente i nuovi mezzi di comunicazione e gli strumenti digitali, in un’epoca così piena di social, in un’ottica di sviluppo del pensiero critico, sensibilizzazione rispetto ai possibili rischi connessi all’uso dei social media e della navigazione in rete.
A tal proposito, l’articolo 5 della Legge 92/2019 (con le relative “Linee guida”) prevede l’introduzione della “educazione alla cittadinanza digitale”, di fondamentale importanza per i giovani d’oggi che, sempre più, necessitano di essere informati e responsabilizzati nell’affrontare il mondo virtuale, nei suoi aspetti positivi e negativi, oltre che pericolosi, con un’attenzione particolare alla lotta e difesa dal cyberbullismo che tanto colpisce i più giovani, come si può vedere da una rapida carrellata sui principali quotidiani d’informazione.
Una novità, questa, di estrema importanza, che pone l’attenzione su una tematica fortemente attuale: quella di acquisire le abilità e le conoscenze informatico-digitali tali da permettere ai giovani di sapersi orientare nel web sviluppando un senso critico rispetto ai contenuti in esso presenti, utilizzando lo strumento tecnologico e le varie forme di comunicazione digitali come opportunità di crescita personale e di cittadinanza partecipativa, nel rispetto delle norme comportamentali, con la consapevolezza di quanto le tecnologie digitali, se mal utilizzate, possono influire sul benessere psicofisico di ogni persona.
Altri temi di fondamentale importanza sono quelli dello studio della Costituzione e soprattutto dell’attenzione riservata al multiculturalismo e alla necessaria integrazione (e non omologazione!), che forse sarà il vero banco di prova della reintroduzione di questa disciplina nella scuola, che dovrebbe portare a un lento percorso nella creazione dei cittadini del mondo attraverso l’integrazione delle appartenenze, peculiarità e specificità di ognuno e non sulla loro sottrazione; inoltre, all’articolo 3, compare un focus sul tema, anch’esso fortemente attuale, dell’educazione ambientale declinato, in particolare, nello studio della “Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile”, adottata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite il 25 settembre 2015. Anche in questo caso, l’insegnamento dell’educazione civica si presenta in via trasversale, al fine di promuovere una formazione alla cittadinanza attiva volta a rafforzare il rispetto nei confronti delle persone, degli animali e della natura, in un’ottica di cultura della salute e del benessere.