Ottantuno anni fa Benito Mussolini annunciava l’inizio delle ostilità contro Gran Bretagna e Francia, prendendo parte al conflitto bellico al fianco della Germania di Hitler. Dall’entusiasmo si arrivò però ben presto alla tragedia
di Nello Vicidomini
“Combattenti di terra, di mare, dell’aria. Camicie nere della rivoluzione e delle legioni. Uomini e donne d’Italia, dell’Impero e del Regno d’Albania. Ascoltate!“. Con queste parole ebbe inizio il celebre discorso che Benito Mussolini tenne dal balcone di Palazzo Venezia per annunciare al popolo l’entrata in guerra dell’Italia.
Era il 10 giugno 1940. Quel giorno, nel pomeriggio, il ministro degli Affari Esteri, nonchè genero del Duce, Galeazzo Ciano, convocò a Palazzo Chigi l’ambasciatore francese André François-Poncet e l’ambasciatore britannico Percy Loraine, ai quali lesse la dichiarazione di guerra. Alle 18, preceduto dal vicesegretario del Partito Nazionale Fascista, Pietro Capoferri, che ordinò alla folla – come da prassi – il saluto al Duce, Mussolini si presentò al balcone con l’uniforme da primo caporale d’onore della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale annunciando, attraverso un discorso trasmesso via radio nelle principali piazze italiane, che “l’ora delle decisioni irrevocabili” era scoccata, avvisando quindi la popolazione dell’entrata in guerra al fianco della Germania di Hitler: “La parola d’ordine è una sola, categorica e impegnativa per tutti. Essa già trasvola ed accende i cuori dalle Alpi all’Oceano Indiano: vincere!“. In realtà, Mussolini era ben consapevole dell’inadeguatezza e dell’impreparazione militare della Nazione in quel momento, come confermato dallo stesso Ciano. Tuttavia, seguendo l’ideologia che aveva contraddistinto tutto il ventennio fascista, il Duce sapeva di non potersi sottrarre al conflitto per non mettere in discussione la sua autorità sullo scacchiere internazionale. In Italia, inoltre, ancora era forte il risentimento per la vittoria mutilata della Prima guerra mondiale. Secondo lo storico Di Rienzo, Mussolini non avrebbe mai accettato di sedersi al futuro tavolo delle trattative di pace accanto ad un Hitler trionfante (era già in atto il Patto d’Acciaio firmato l’anno precedente), solo per gentile concessione degli Alleati. Volenteroso di essere protagonista, convinto di poterne uscire da vero vincitore, forte anche delle prime vittorie tedesche, che avrebbero potuto portare ad una guerra veloce e indolore per l’Italia, Mussolini comunicò a Badoglio il 28 maggio la decisione di intervenire contro la Francia, anticipando le iniziali intenzioni, di circa un anno, proprio dopo le avanzate vittoriose di Hitler su entrambi i fronti. Anche perchè la minaccia per Roma e il Paese sembrava davvero lontana. Ma già il 14 giugno arrivò il primo allarme con un aereo nemico sulla capitale, che si riservò soltanto di lanciare volantini, ma immerse la città nello spirito del conflitto. Tutto ciò che ne seguì fu un disastro. Dall’entusiasmo alla tragedia: la Seconda guerra mondiale causò per l’Italia vittime e danni senza precedenti nella storia. Tutto il Paese ne soffrì dolorosamente, da nord a sud. Molte città vennero rase al suolo dai bombardamenti, spesso ingiustificatamente e fuori da ogni logica bellica, con gravi danni al patrimonio storico-architettonico-artistico e quasi mezzo milione di morti, tra militari e civili. E inevitabilmente a pagarne le conseguenze, per le sue scellerate decisioni, fu anche lo stesso Mussolini. Per l’Italia la guerra terminò l’8 settembre 1943, con l’intero territorio invaso e devastato e la popolazione stremata.