Senza cerimonie solenni per il secondo anno l’anniversario della fondazione, a causa delle precauzioni per l’epidemia in atto. Sono 30 i militari deceduti per Covid e 12mila i contagiati
Ricorre oggi il 207° annuale di fondazione dell’Arma dei Carabinieri.

Anche quest’anno le misure di contenimento della pandemia non hanno consentito di celebrare l’evento con la solennità del passato, ma si è preferita una simbolica cerimonia, svolta all’interno della caserma intitolata al capitano De Tommaso, sede della Legione Allievi Carabinieri, alla quale ha preso parte un ridotto numero di autorità. La mattinata si è aperta con la deposizione di una corona d’alloro al Sacrario del museo storico dell’Arma dei Carabinieri da parte del generale di Corpo di Armata Teo Luzi, e dei presidenti dell’Associazione Nazionale Carabinieri, dell’Associazione Nazionale Forestali e dell’Opera Nazionale di assistenza per orfani dei militari dell’Arma, che hanno reso omaggio ai caduti.
Successivamente, alla Legione Allievi Carabinieri, davanti a uno schieramento in formazione ridotta composto dalla bandiera di guerra, dalla banda e da un reparto in armi, il comandante generale si è rivolto a tutti i Carabinieri e agli ospiti presenti ricordando la vicinanza dell’Arma al Paese in questo difficile momento segnato dalla pandemia che ha comportato la perdita di 30 carabinieri, mentre oltre 12mila sono rimasti contagiati. «Nessuna delle 5.500 stazioni carabinieri ha cessato le proprie attività», ha sottolineato il generale Luzi, evidenziando l’esempio concreto dell’originaria vocazione dell’Istituzione, che si ritrova nelle Regie Patenti del 1814 (suo atto di nascita) e sancisce la missione dell’Arma volta a garantire “il buon ordine e la pubblica tranquillità … per contribuire alla maggiore felicità dello Stato”.
«La “felicità dello Stato” – ha continuato il generale Luzi – è un concetto che appartiene all’Arma da sempre – tanto antico quanto attuale – giunto sino ai nostri giorni intatto, per evocare il legame tra i cittadini e i “propri” carabinieri». Un ricordo particolare è stato rivolto dal vertice dell’Arma al carabiniere Vittorio Iacovacci, ucciso in Congo unitamente all’ambasciatore Luca Attanasio. Concreta dimostrazione della silenziosa fedeltà dell’Istituzione alla Nazione che vede ogni militare mantenere fede al proprio giuramento.

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