La porzione dell’antica strada è emersa due anni fa durante i lavori in piazza Don Mosè Mascolo. Ora è perimetrata e sarà visitabile attraverso una balaustra in vetro. Con la Soprintendenza partirà un progetto di comunicazione e promozione del sito
di Nello Vicidomini
Un tesoro nel centro di Sant’Antonio Abate, a distanza di quasi duemila anni ritorna alla luce un tratto dell’antica via di epoca romana che collegava Nuceria con Stabiae.
Sono praticamente ormai terminati infatti i lavori di riqualificazione di piazza Don Mosè Mascolo dove l’antica strada è stata perimetrata e resa accessibile al pubblico, seppur a qualche metro di distanza, come è giusto che sia per la sua conservazione. “Importanti accorgimenti di valorizzazione dello scavo – ha spiegato il sindaco Ilaria Abagnale – ci separano dalla definitiva chiusura del cantiere ed alla successiva inaugurazione di un reperto storico-archeologico che rievocherà la storia identitaria della nostra Sant’Antonio Abate. Lo faremo, attraverso un progetto di comunicazione in corso di realizzazione di concerto con la Soprintendenza, che mira a garantire la tutela di un percorso che correva ai piedi dei monti Lattari, affinché ne sia trasmesso il fascino, la storia e la cultura legata al nostro passato a chiunque vi si avvicini per ammirarne le tradizioni“. Il ritrovamento dello storico asse viario fu abbastanza casuale, ma portò inevitabilmente alla revisione del progetto e all’allungamento dei tempi: due anni fa, poco dopo l’avvio dei lavori nella piazza, durante gli scavi, operai e tecnici notarono la presenza di qualcosa di strano a pochi metri di profondità. Era proprio la via romana che permetteva il collegamento tra due importanti centri dell’epoca: Nuceria, al centro della valle del Sarno, e Stabiae, sul mare. La strada era parallela all’attuale provinciale e ne ripercorreva grossomodo lo stesso percorso. A riguardo sono tante le attestazioni storiche, in particolare quelle contenute nelle pergamene dell’Abbazia della Santissima Trinità di Cava de’ Tirreni relative al periodo longobardo. La sua presenza era quindi nota praticamente da secoli come si evince dalla documentazione archeologica. Basti pensare ai cippi miliari ritrovati nel tempo, in particolare a quello rinvenuto ad Angri durante uno scavo per i lavori alle fogne, tra via Adriana e via Murelle, a metà del secolo scorso e datato all’anno 121 dopo Cristo (conservato oggi presso il Museo provinciale dell’Agro Nocerino-Sarnese). Proprio in quell’anno, infatti, la via Nuceria-Stabiae fu restaurata – sullo stesso tracciato – e aperta nuovamente in seguito all’eruzione del 79 del Vesuvio, che la rese impraticabile per molti anni a causa dei metri di cenere e lapilli che la ricoprirono. Il tratto rinvenuto a Sant’Antonio Abate è quindi quello restaurato sotto l’imperatore Adriano. Un bene archeologico di assoluto valore che testimonia ancora una volta l’importanza delle città di Nuceria e di Stabiae, della vita che qui si svolgeva e delle merci che vi transitavano, ma anche del passato dei villaggi sorti nel tempo lungo il suo percorso, dove già erano presenti ville rustiche in epoca antica.