Questa diffusa espressione idiomatica della lingua italiana che usiamo comunemente per indicare l’assoluta diversità di una situazione da un’altra, affonda le sue radici nella moda in voga nel Medio Evo e Rinascimento
di Maria Barbagallo
“È un altro paio di maniche”. Quante volte abbiamo pronunciato o sentito pronunciare questa espressione?
Sfogliando “I Promessi Sposi” di Alessandro Manzoni, al capitolo XXVII, troviamo citato per la prima volta in forma scritta questo detto, e precisamente nel passo in cui Lorenzo, latitante poiché coinvolto nei tumulti milanesi, inizia una corrispondenza con Agnese madre di Lucia.
Il Manzoni ci fa intendere come Renzo, pur se non del tutto analfabeta, avesse difficoltà a leggere e ancor più a scrivere: “lo stampato lo sapeva leggere, mettendoci il suo tempo, lo scritto è un altro par di maniche”.
La popolarità del romanzo portò questa frase a diffondersi velocemente, ma l’espressione non fu coniata dal Manzoni e le sue origini risalgono al periodo medievale e rinascimentale e precisamente da una caratteristica che avevano gli abiti, soprattutto quelli femminili delle classi più elevate, che prevedevano maniche intercambiabili.
Un tempo non ci si cambiava d’abito così spesso e bisogna ricordare che a quei tempi l’acqua non era sempre pulita: per fare il bucato bisognava bollirla e il tutto comportava un lavoro impegnativo e costoso, e dato che le maniche erano la parte dell’abito che si sporcava più facilmente, come poter risolvere il problema? Grazie a vestiti con maniche staccabili.Gli abiti erano confezionati senza maniche e queste ultime erano del tutto indipendenti dal resto del vestito, preparate con stoffe di diversa foggia e colore e attaccate successivamente con nastri, ganci, bottoni ed a volte cucite con ago e filo, da indossare a seconda dell’occasione, della stagione o del gusto. Il numero di maniche rappresentava anche l’appartenenza ad uno specifico rango. In casa si utilizzavano maniche non troppo costose, mentre per le occasioni si applicavano maniche molto elaborate, con sbuffi, ricami, pizzi, a volte decorate con perle, fili d’oro o pietre dure. Così facendo si poteva indossare lo stesso abito con maniche diverse o applicare uno stesso paio di maniche a più abiti. Bastava cambiar le maniche per avere un vestito diverso che dava l’illusione di variare il proprio guardaroba. E molto probabilmente proprio da questo uso derivò la frase idiomatica che oggi utilizziamo per indicare un qualcosa privo di legame con qualcos’altro.
Le maniche erano anche un pegno d’amore, le dame di allora regalavano una manica al loro cavaliere preferito o al vincitore di un torneo, che la fissava alla corazza. I fidanzati si scambiavano le maniche e se il fidanzamento finiva venivano restituite reciprocamente. Con la consegna delle maniche si poteva quindi iniziare una relazione nuova, totalmente differente dalla precedente, insomma era tempo di un altro paio di maniche.