Una cooperativa di trasporti cilentana li aveva “risparmiati” dichiarando spese mai sostenute con false. Il legale rappresentante rischia ora fino a sei anni di carcere
È di circa 490mila euro il sequestro disposto dalla Procura della Repubblica di Vallo della Lucania a carico di una cooperativa di trasporti del Cilento e del suo legale rappresentante, indagato per reati di natura tributaria.

Ad eseguirlo gli uomini della Guardia di Finanza del Comando Provinciale di Salerno. I Finanzieri hanno sequestrato immobili, beni aziendali (tra i quali 11 automezzi) e disponibilità finanziarie della cooperativa e del legale rappresentante.
Il provvedimento cautelare è stato emesso al termine di un’articolata indagine di polizia giudiziaria, volta ad appurare un presunto “giro” di fatture false, messo in atto da alcune società della Piana del Sele per fini di evasione fiscale. Nel corso degli approfondimenti, i militari della Tenenza di Vallo della Lucania sono risaliti, in particolare, ad un’impresa di Salento, che negli anni dal 2014 al 2016 aveva contabilizzato costi per importi significativi, apparentemente riconducibili ai servizi di trasporto resi per conto di Poste Italiane.
L’esame delle scritture contabili ha però messo in luce che, in realtà, la maggior parte delle spese attestate non erano mai state sostenute. Difatti, le operazioni commerciali alle quali si riferivano sarebbero intercorse con fornitori risultati irreperibili, nonché privi di qualsiasi struttura aziendale, dei mezzi e del personale necessario per garantire le prestazioni indicate in fattura e, oltretutto, non in regola con il Fisco.
Avvalendosi di documentazione verosimilmente falsa (per un ammontare di oltre 900.000 euro), la cooperativa ha quindi potuto beneficiare di un abbattimento illegittimo delle imposte sui redditi e dell’IVA quantificato in quasi mezzo milione di euro. Sulla base del quadro probatorio ricostruito, i titolari dell’impresa controllata e delle altre 5 società coinvolte nel meccanismo di frode sono stati denunciati per i reati fiscali, rispettivamente, di utilizzo e di emissione di fatture per operazioni inesistenti, accuse per le quali rischiano fino a 6 anni di reclusione.

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