Il presidente della Regione punta nuovamente il dito contro il Governo e il commissario Figliuolo per la distribuzione ai vaccini. Mancherebbero all’appello ancora 175mila dosi da recuperare rispetto a quelle inviate nei primi tre mesi
di Nello Vicidomini
Nella consueta diretta Facebook del venerdì pomeriggio, il governatore della Campania, Vincenzo De Luca, ha fatto il solito punto sull’emergenza sanitaria e sulla campagna di vaccinazione anti-Covid.
Il presidente della Giunta regionale è tornato a parlare dei ritardi nella fornitura di vaccini, in particolare delle dosi che la Campania dovrebbere recuperare per la non equa distribuzione dei mesi scorsi. Una quantità importante che potrebbe permettere ai cittadini campani da raggiungere l’immunità entro fine estate: “Ad oggi mancano alla Regione ancora 175mila vaccini, abbiamo recuperato 20mila vaccini ma siamo sotto di 175mila. Così facciamo fatica ad immunizzare la Campania entro l’estate. Il commissario Covid mi ha mandato ieri una comunicazione nella quale si dice che si ritiene di recuperare i vaccini che mancano entro metà giugno – ha spiegato De Luca – stiamo scontando un ritardo drammatico nelle forniture“. De Luca ha aggiunto anche che le comunicazioni avvengono con poca chiarezza e nei fatti non vengono rispettate: “Oggi avevano detto che sarebbero arrivati 50mila vaccini ed invece arriveranno domenica“. Il governatore ha poi parlato delle difficoltà che l’Italia incontrerà a livello economico per la ripresa. Difficoltà evidenti anche nelle previsioni di utilizzo dei 200 miliardi: “L’Italia continua a scivolare in basso e ad arretrare rispetto ai grandi paesi d’Europa“, ha affermato. “Devono farci capire quanto sia lungo il cammino che dobbiamo compiere, e come sia importante utilizzare questi 200 miliardi di euro del piano di sviluppo per intraprendere questo cammino”. “L’Italia nel 2022 sarà l’unico paese d’Europa che non avrà recuperato il livello del pil del 2019 – ha annunciato – secondo le previsioni è l’unico paese che nel 2022 avrà 16 miliardi di euro in meno del pil rispetto al 2019. Il dato ancora più preoccupante è che rispetto alla Germania, venti anni fa, avevamo un un reddito pro capite che era 82,6% rispetto a quello di un tedesco. Dopo 20 anni il reddito di un italiano è del 67,6% rispetto a un cittadino tedesco, cioè abbiamo perduto il 15% di reddito pro capite rispetto ad un tedesco“. Per De Luca “se non riusciamo a produrre ricchezza e incrementiamo il pil noi nel giro di 5-7 anni avremo difficoltà a pagare i grandi servizi di civiltà come la scuola, i trasporti, la sanità pubblica“. In chiusura ha evidenziato un altro grosso problema, e cioè che molte attività stanno avendo disagi nel trovare lavoratori stagionali disponibili con i rischio di non riaprire più: “Non si trovano più camerieri e lavoratori per le attività stagionali, mi hanno detto che per questo alcune attività non riapriranno. Bene, questo è uno dei risultati paradossali dell’introduzione del reddito di cittadinanza. Se mi dai 700 euro al mese – ha concluso – e vado a fare qualche doppio lavoro non ho interesse ad alzami alle sei e ad andare a lavorare in una industria di trasformazione agricola“.