Carmine Apicella e Francesco Cuomo, che quel giorno erano collegati per la radiocronaca dallo stadio Zaccheria, hanno ripercorso quei momenti in occasione del decimo anniversario della promozione dei molossi
di Nello Vicidomini
“Non c’è un altro posto del mondo dove l’uomo è più felice che in uno stadio di calcio” diceva Albert Camus, uno che la condizione umana l’ha esplorata in ogni modo.
È vero, nella vita esistono gioie dal valore superiore a quelle che possono essere legate al calcio. Ma esistono anche momenti nell’esistenza di ognuno di noi, soprattutto degli appassionati, in cui il calcio ha rappresentato qualcosa di davvero importante, al di là di ogni logica razionale. Lo sanno bene Carmine Apicella e Francesco Cuomo, giornalisti e storici tifosi rossoneri, che il 23 aprile 2011 erano presenti nella tribuna stampa dello stadio Zaccheria di Foggia, per la radiocronaca della gara tra la Nocerina e i “satanelli”. Non una partita qualunque. Quel giorno, infatti, in terra pugliese, la Nocerina del tecnico Gaetano Auteri raggiungeva per la terza volta nella sua storia la Serie B, gradino più alto di sempre nella tradizione rossonera. Per rivivere quegli istanti e quelle emozioni, tra il gol di Pomante e la festa di quella sera tra le strade della città, i due sono intervenuti ai microfoni de Il Risorgimento Nocerino.
Carmine Apicella, ex speaker ufficiale della Nocerina, ha ripercorso proprio ciò che avvenne sul campo di gioco in quel pomeriggio del Sabato Santo del 2011: “Non fu una partita bellissima dal punto di vista delle occasioni create dalla Nocerina – ha raccontato Apicella – sicuramente non come tante altre se ne videro in quel campionato. In verità, nonostante quella squadra potesse vincere con chiunque, io non mi aspettavo di vincere a Foggia. E non perché fosse in dubbio la vittoria del torneo, sia chiaro, però personalmente non credevo potessimo festeggiare proprio lì. Loro fecero la solita partita arrembante. In tre occasioni, tra un fuorigioco, un dubbio fallo in attacco e un gol annullato, andarono anche vicini al vantaggio. La Nocerina poi colpì su calcio d’angolo ad inizio ripresa e seppe tenere fino alla fine. Dopo la sconfitta con la Juve Stabia la squadra fu brava a ricompattarsi e a ritrovare la concentrazione. Tra l’altro, esultammo prima della fine, perché il Benevento pareggiò ad Andria”. Di vincere proprio a Foggia, su un campo difficile, se lo aspettavano in pochi, soprattutto dopo un campionato in cui gli uomini di Auteri non avevano mai mollato e la stanchezza poteva sopravvenire da un momento all’altro. Eppure, la vittoria del campionato era ormai certa, mancava soltanto la matematica: “Al di là di Foggia, si era ormai sicuri da mesi che quella Nocerina avrebbe vinto il campionato. Nocera era preparata a festa già dalla settimana precedente, quando si perse l’occasione contro la Juve Stabia. Non si vedeva solo l’ora di arrivare alla matematica conclusione”. Una stagione iniziata senza nessuna pretesa da parte della dirigenza, con Auteri scelto nella speranza di fare un buon campionato e senza grossi nomi in ottica di una programmazione futura: “Iniziammo a fare la radiocronaca contro il Viareggio, ad inizio girone di ritorno. C’erano le premesse per fare un buon campionato, ma sicuramente non di vincerlo. Personalmente, dopo la partita in casa con il Taranto, capii che si poteva davvero puntare in alto. La svolta per me fu la partita casalinga con l’Andria, una partita brutta vinta con un episodio favorevole, dopo una serie di pareggi nelle prime partite. Da lì ebbe inizio la cavalcata. Poi la vittoria esterna contro l’Atletico Roma convinse gli stessi calciatori delle proprie capacità”. La Serie B nelle due Nocera, per le generazioni nate dopo gli anni ’70, cresciute con il mito di Bozzi e del presidente Orsini, rappresentava qualcosa di leggendario: “Dopo 33 anni in cui si sentiva parlare di questa Serie B – ha spiegato Carmine – vissuta solo attraverso i ricordi di mio padre e dei più anziani, riuscire a viverla è stato veramente il coronamento di un sogno di una vita. Sapendo che mio padre nel ’78 non era potuto essere a Catanzaro, nonostante le avesse viste tutte, gli promisi di fargli vedere quella a Foggia e riuscii a mantenere la promessa. Una gioia indescrivibile”. Raccontare una partita del genere alla radio ai tanti che sono collegati non è un’esperienza che si vive tutti i giorni: “Fare la radiocronaca della mia squadra mi ha sempre inorgoglito. All’epoca, con la tessera del tifoso, e con tanti che non poterono andare a Foggia, raccontare la partita fu una grande responsabilità per me. Soprattutto perché sapevo di essere l’unico che lo stava facendo. È stata una soddisfazione personale. Poi con quella tensione a mille, temevo addirittura di fare scena muta. Ho seguito gli ultimi minuti della partita trattenendo le lacrime, la commozione prese il sopravvento”. La festa si spostò poi a Nocera, quando la squadra, con la carovana di tifosi al seguito, raggiunse l’uscita autostradale di Castel San Giorgio. Lì ad aspettare c’era chiunque. Tutta la città era in strada ad attenderei i suoi eroi: “Arrivare a Nocera e trovarla così è stato straordinario. Vedere le facce della gente che finalmente erano arrivate a quell’obiettivo che negli anni era sfumato tante volte a partire dal 1982. Quando si giunge a tanto, credo che chiunque abbia un marito, un fidanzato, un figlio che segue la Nocerina condivida una gioia così tanto: non è una questione di andare o non allo stadio. È una gioia che si trasmette: fu lo stesso anche per mia madre e mia moglie che non frequentavano lo stadio, ma che ogni domenica erano costrette a stravolgere la loro giornata per noi. Il loro umore seguiva il mio e di conseguenza l’andamento della Nocerina. Non si tratta di occasionali: in quel caso la Nocerina diventa di tutti. Vuoi capire quantomeno perché ne parlano tutti. È una gioia collettiva capace di coinvolgere chiunque si trovi a viverla anche non in prima persona”. “Vedere la città tutta imbandierata, le strade piene, il delirio… sono quelle cose che non vorresti far finire mai. Poi vedere la città felice, ti rende di conseguenza felice. Quella giornata – ha chiuso Carmine – ti rimane indelebile nel cuore, si fa fatica anche a parlarne”. Non è apparso meno emozionato nel ricordare quei momenti Francesco Cuomo, anche lui tra i “padri” dello storico portale ForzaNocerina.it, e presente quel giorno al fianco di Apicella, il quale ha voluto sottolineare la situazione incredibile in cui furono coinvolti i tifosi molossi in quel periodo, con un triplo salto di categoria in poco più di due anni: “Quello è calcisticamente il giorno più bello della mia vita. La promozione era nell’aria già da più settimana – ha raccontato Francesco – mancava soltanto l’apostrofo ad una stagione incredibile che ha racchiuso tutto ciò che un tifoso della Nocerina può provare. Appena pochi mesi prima di iniziare quel campionato, con uno 0-0 in trasferta, all’ultima giornata, evitammo i playout in C2. Era inaspettato, parliamoci chiaro. Innanzitutto il ripescaggio, ma anche quella cavalcata travolgente. Quella giornata è stata quindi soltanto il culmine di una stagione bellissima. Vissuta in prima persona grazie alla radiocronaca, grazie alla passione che da anni ci fa seguire la Nocerina, prima come tifosi e poi come giornalisti, per dare l’opportunità a tutti di seguire la squadra. Tra l’altro me lo sentivo già da tempo che noi avremmo festeggiato proprio in prossimità della Pasqua”. Come molti sostengono, la notizia del gol di Pomante giunse qualche frazione di secondo prima ai nocerini collegati alla radio che a quelli presenti nel settore ospiti, poichè dalla curva opposta non si capì immediatamente se la palla avesse varcato realmente la linea. Ma loro due in radio anticiparono forse addirittura l’arbitro. Francesco ha ricordato anche questo episodio: “In effetti credo sia andata così. Io sono stato arbitro e quando guardo la partita osservo sempre la terna arbitrale: la prima cosa che ho visto è stato il movimento dell’assistente che ha puntato la bandierina verso il centrocampo. Quello è stato per me il momento in cui è esplosa la gioia. C’era anche un po’ di disputa su chi avesse segnato e io credo di aver capito per primo che a calciare fosse stato Pomante”. Quello di Foggia fu un match vinto non proprio meritatamente per quanto si vide in campo. Una prova di carattere, da molossi, di resistenza e caparbietà, con un pizzico di fortuna: “Il Foggia stava giocando bene, non meritava quella sconfitta. In quell’annata, però, si è vinto anche quando non bisognava vincere, oltre ad aver annientato con merito tante avversarie. Poi quando noi facevamo un passo falso, anche le inseguitrici steccavano. E, in una delle partite precedenti, ricordo che nel posticipo del lunedì il Benevento, nonostante il nostro pareggio, non riuscì a vincere”. La festa in città doveva durare soltanto qualche ora, invece, come ha spiegato Cuomo, si protrasse fino a notte fonda e continuò per giorni. Non si trattava solo di calcio. Quella sera le due Nocera si videro proiettate su un nuovo e prestigioso palcoscenico, una gioia condivisa da tutta la comunità: “Uscire dall’autostrada a Castel San Giorgio non fu semplice: fuori c’era una marea di gente e il pullman fu fermato dai tifosi. Per arrivare al centro di Nocera è stata un’odissea bellissima, scene irripetibili. Quello che ho poi visto in città, dopo il giro della squadra, non me l’aspettavo sinceramente: persone di tutte le età, dai bambini in carrozzina, agli ultraottantenni in strada, tutti vestiti di rosso e nero, con sciarpe, bandiere, sui volti. È stata una cosa che in quel momento non mi sarei aspettato, perché noi siamo tornati in un orario particolare per coloro che solitamente vanno in chiesa durante la sera del Sabato Santo. Un mare di gente, un mare rossonero”. Poi il ricordo speciale, quella foto conservata come un cimelio che racchiude mille e più emozioni: “Ricordo di una foto che facemmo nella zona retrostante gli spogliatoi allo Zaccheria insieme ad Auteri, che ho incorniciata in salotto. I volti di quella foto, a ripensarci mi viene un nodo alla gola, erano armoniosi in una maniera incredibile. Auteri appare quasi un’entità suprema, un raggio di sole scagliato dal cielo, sembra appartenere ad un’altra dimensione. Sono cose che resteranno nel cuore per sempre”. L’anno successivo le cose non andarono poi come tutti speravano. Nonostante tutto, si lottò fino alla fine da veri molossi, perdendo la categoria soltanto all’ultimo turno e comunque con qualche soddisfazione. Ma questa è un’altra storia.