Dal naso rotto a scuola al difficile rapporto con la critica, passando per la “laura” assegnata dalla Federico II di Napoli: ecco alcune curiosità sull’attore napoletano
di Fabrizio Manfredonia
Cinquantaquattro anni fa a Roma, era il 15 aprile del 1967, ci lasciava il principe della risata Antonio di Curtis, in arte Totò.

 Nino Manfredi in quell’occasione disse «è morta l’ultima delle grandi maschere della commedia dell’arte».
Attore, commediografo, poeta, sceneggiatore ma anche icona, era legatissimo al capoluogo campano: sembra infatti che in punto di morte avesse chiesto al cugino Eduardo di riportarlo a Napoli.
La sua lunga carriera è iniziata da giovanissimo, quando si esibiva come “macchietta”. Poi sono arrivate le 97 pellicole cinematografiche, gli oltre 40 spettacoli teatrali e le numerose apparizioni televisive; battute e scene di film e spettacoli sono entrate di diritto nel patrimonio culturale italiano: basti pensare alla celeberrima scena della lettera in “Totò, Peppino e la malafemmina” o ad esclamazioni come «lei è un cretino, s’informi!», «signori si nasce e io lo nacqui, modestamente!» o ancora «siamo uomini o caporali?».toto peppino
Non ebbe un buon rapporto con la critica, che spesso stroncò i suoi film. L’ostilità lo fece soffrire molto, tant’è che parlando della sua morte disse: «al mio funerale sarà bello assai perché ci saranno parole, paroloni, elogi, mi scopriranno un grande attore: perché questo è un bellissimo paese, in cui però per venire riconosciuti qualcosa, bisogna morire».
Oggi, nell’anniversario della sua morte, lo ricordiamo con alcune curiosità in merito alla sua figura. Innanzitutto, Totò era un nobile nel vero senso della parola: il tribunale di Napoli nel 1946 gli riconobbe il diritto a fregiarsi dei nomi e dei titoli di “Sua Altezza Imperiale Antonio Porfirogenito della stirpe Costantiniana dei Focas Angelo Flavio Ducas Comneno di Bisanzio, Principe di Cilicia, di Macedonia, di Dardania, di Tessaglia, del Ponto, di Moldava, di Illiria, del Peloponneso, duca di Cipro e di Epiro, conte e duca di Drivasto e Durazzo”; la sua caratteristica mascella è frutto di un pugno ricevuto nel collegio di Cimino: secondo l’artista il personaggio Totò, almeno per quanto riguarda l’aspetto esteriore, è nato in quell’occasione; il nome della figlia Liliana deriva da quello di un amore giovanile dell’attore, la “sciantosa” Liliana Castagnola, morta suicida; da buon napoletano, toto iettatoreTotò era molto superstizioso: sembra che non facesse nulla di venerdì e che odiasse i gatti neri; nel 2017 ha conseguito una “laura”: l’Università degli studi di Napoli Federico II, nel cinquantesimo anniversario della sua morte, gli ha conferito una laurea honoris causa in “Discipline della musica e dello spettacolo”; ebbe tre funerali: uno a Roma, uno a Napoli e il terzo nel rione Sanità. Nel secondo funerale la presenza di Dino Valdi, controfigura di Totò, generò mancamenti e svenimenti: la gente credeva che l’attore fosse redivivo.
Infine una curiosità che farà storcere il naso ai più: nonostante da circa vent’anni si parli di aprire un museo dedicato all’artista, questo non ha ancora visto la luce. Dario Franceschini, ministro della Cultura, un anno fa a Pompei assicurò che il museo si farà: il quando, però, non è ancora chiaro. Il dato certo è che dal 2000 ad oggi sono stati investiti circa 2 milioni di euro: come direbbe Totò «e io pago!»

 

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