Il malocchio continua nelle nostre terre a barcamenarsi tra realtà e superstizione. La maledizione causata dalla malevolenza delle persone trova una sua soluzione in molti paesi del mondo
di Anna De Rosa
Mal di testa? Sonnolenza? Senso di svuotamento e perdita di energie? Tutto chiaro, è il malocchio! Chi non ne ha mai sentito parlare? Nelle nostre zone o comunque nel Sud Italia in generale, c’è una delle più forti credenze popolare: l’“uocchie sicche”, la fattura per eccellenza, la ragione dei mali di cui sopra causati dall’invidia, dal rancore o dalla gelosia.
Ovviamente non si può dare a questa pratica una validità scientifica. Secondo le opinioni popolari questa è un’attività che causa disgrazie o sventure alle vittime prescelte in breve tempo o immediatamente. “In molti di questi casi chi lancia il malocchio non ne è consapevole” ma spesso il colpevole fa riferimento alla magia o a pratiche occulte, qui il malocchio può risultare più forte e più difficile da eliminare.
La vittima può rimuovere l’ “uocchie” con diversi rimedi: l’utilizzo di amuleti o portafortuna, ad esempio corni di corallo o santini e crocifissi; o con gesti come fare le corna, toccare ferro o toccarsi i genitali. Ci sono anche numerose pratiche popolari: si versano delle gocce d’olio in un piatto di porcellana pieno d’acqua: se l’olio assume la forma di un occhio vuol dire che la fattura è andata a buon fine, se invece l’olio riempie l’intera superficie del piatto non vi è alcuna presenza negativa. La persona che lo versa, prega affinché il malocchio lasci la vittima, si segnano 3 croci sulla fronte con olio per 7 volte e alla fine si getta via l’acqua lontano da casa; alcuni ritengono che esistano delle orazioni speciali che puoi imparare grazie alla guida di un guaritore della propria zona.
Questo rito pagano non è affermato solo nelle nostre zone, ma in molte altre culture. In greco, il “mati”, sta ad indicare “l’occhio utilizzato per maledire”; in Spagna si usa il termine “mal de ojo” (male dell’occhio ossia male proveniente dall’occhio stesso). In arabo il termine utilizzato è “ain al hasoud” o l’occhio dell’invidia.
Ogni popolo ha la sua soluzione alla fattura: alcuni lavano la testa con il latte al soggetto colpito; alcuni impiegano invece miscele di erbe (ruta, aneto, iperico e verbena) da strofinare sul corpo o portare con sé; in Ucraina si usa far cadere della cera fusa in acqua santa per osservarne la reazione, se si formano degli schizzi o la cera aderisce a una parete del recipiente si ha il malocchio.Per alcune persone, soprattutto in Spagna, il modo più semplice per liberare una vittima dal malocchio è far sì che venga toccata da colui che ha lanciato la “maledizione”. Dal momento che spesso si tratta di un’azione involontaria, l’individuo non dovrebbe essere restio a farlo. Non importa quale parte del corpo viene toccata, è sufficiente in genere un contatto sulla mano o sulla fronte.
Nei paesi latinoamericani esiste un metodo che al contempo verifica la presenza e cura anche il malaugurio: è la pratica dell’uovo che viene strofinato sul corpo mentre si recita una preghiera come il “Padre nostro”; in seguito, lo si mette in una ciotola sotto il cuscino per tutta la notte e il mattino successivo si controlla se l’albume è diventato melmoso. In ogni caso qualsiasi tentativo viene fatto per proteggere la persona amata dalla sventura vera o presunta che deriva da questa pratica pagana, come si suol dire dalle nostre parti “Non è vero, ma ci credo”.