Scoperto sulle cellule tumorali un “difetto” che consente di rallentare la progressione della malattia. Un aiuto insperato per pazienti a forte rischio di contagio Covid
di Valentina Milite
Debbono frequentare spessissimo gli ospedali gli ammalati di mieloma multiplo, ed in questo periodo la frequenza assidua significa un maggior rischio di contrarre il Covid: un vero e proprio disastro, perché se contagiati hanno un maggior rischio di andare incontro a complicanze gravi, soprattutto polmoniti.
Anche se al momento non c’è una terapia in grado di guarire definitivamente la malattia, arriva una nuova speranza: si chiama Belantamab, ed ha dimostrato negli studi clinici di essere in grado di controllare il mieloma e di aumentare la sopravvivenza in pazienti pluritrattati, per i quali non esistono ad oggi ulteriori possibilità terapeutiche. Tra qualche mese sarà disponibile anche in Italia, dove si calcola che annualmente siano circa 200 i pazienti che potranno beneficiarne da subito, delle circa 5000 nuove diagnosi di mieloma. Ma grazie all’approvazione europea il farmaco è stato anche inserito nell’Expanded Access Program, che fino all’approvazione da parte di AIFA ne consente l’uso in particolari situazioni cliniche: grazie a questo programma, belantamab mafodotin è già stato fornito gratuitamente dall’azienda produttrice a 49 Centri in 15 Regioni per curare 70 pazienti che altrimenti non avrebbero avuto alcuna alternativa terapeutica.
«Nella nostra regione ogni anno si ammalano di mieloma multiplo 500 persone – spiega Felicetto Ferrara, direttore UOC di Ematologia all’Ospedale Cardarelli di Napoli – Di queste, la grande maggioranza va incontro a recidiva della malattia e, per una percentuale non trascurabile, il farmaco è più di una speranza. Nel nostro centro di ematologia vengono seguiti prevalentemente in regime di day-hospital 170 pazienti /anno con i regimi terapeutici più avanzati, incluso il trapianto autologo di cellule staminali emopoietiche. Ovviamente i nuovi farmaci vengono considerati appena possibile, grazie anche al cosidetto EAP (expanded access program) che viene messo a disposizione dalle aziende farmaceutiche prima dell’immissione in commercio. Ciò ci consente di familiarizzare con il nuovo farmaco e di essere in grado di somministrarlo con le modalità ottimali una volta pienamente disponibile. Siamo inoltre coinvolti in diversi studi clinici su nuovi farmaci nelle malattie tumorali del sangue, incluso il mieloma multiplo».