In una scuola di Roma un dirigente scolastico coraggioso ha fatto partire una classe sperimentale che ha tra le materie di studio la lingua di Cicerone, da anni abolita come materia
di Francesco Li Pira
In un mondo che si sta allontanando dalle Lingue classiche, che pure hanno costituito lo scoglio portante della formazione di generazioni di studenti, una scelta decisamente controcorrente è quella del plesso di Secondaria di I Grado del Plesso “U. Nistri” dell’I.C. “Via Frignani” di Spinaceto, quartiere di Roma, dove il latino è studiato regolarmente.
– In un mondo sempre più utilitaristico e con una scuola che si vuole sempre più neo-liberista, sempre meno spazio occupa lo studio del latino e del greco. Preside Turatti, perché far studiare alle medie il latino?
«Il latino una volta era studiato in quelle che si chiamavano Scuole medie e che ora si chiamano Istituti Secondari di I Grado. Non ripercorriamo i motivi per i quali è stato abolito questo insegnamento; io provengo da una formazione classica e sono convinto dell’importanza, sin da piccoli, della conoscenza di questa lingua.
Diciamo che il latino non è mai andato via dalla scuola, ma è stata relegato nella soffitta dell’apprendimento facoltativo, magari all’ultimo anno del triennio con poche ore fatte per i ragazzi che sceglievano di andare al Liceo Classico. Ma così però non funziona: anzi è il cane che si morde la coda!»
– Perché non funziona?
«Non funziona perché in genere chi ha sensibilità verso la cultura classica è qualcuno che ha compiuto questi studi o che ha un livello d’istruzione medio-alto. Ma nelle scuole in genere ci sono tante famiglie straniere o che non hanno un livello di studio classico o medio-alto e quindi si corre il rischio di aumentare il divario culturale, mentre la scuola deve tendere ad abbattere queste barriere.
La scuola media è l’unico punto dove convergono varie realtà socio-culturali e, se non approntiamo per i nostri alunni questo banchetto culturale, corriamo il rischio di spegnere la fiammella della passione e di bruciare il futuro di alcuni dei nostri ragazzi, che solo qui potrebbero conoscere ed appassionarsi agli studi classici. E questo non deve capitare, perché sarebbe il fallimento della scuola media unica e sarebbe il fallimento del nostro stesso agire didattico!»
– Qual è la sua proposta?
«Oltre al tradizionale corso di avvicinamento alla lingua latina per le classi III, cui si aggiunge uno sul greco base sempre per le ultime classi, in quest’anno scolastico abbiamo inserito nel POF della scuola una sperimentazione di latino in una classe prima per vedere come va; l’obiettivo è quello di far partire proprio un corso nel quale il latino sia materia curriculare sin dal primo anno. In questo siamo stati confortati dagli apprezzamenti di vari genitori che, nei vari open day, hanno apprezzato notevolmente questa nostra proposta, anche perché in genere sono ben poche le scuole statali che offrono ciò e sono solo istituti privati – e ad alte rette per le famiglie – a proporre questo ampliamento dell’offerta formativa».
– Preside, non ha paura delle difficoltà da parte degli alunni?
«Spesse volte è solo un blocco mentale quello dello studio del latino: basta sapersi avvicinare, trovare qualcuno che te la faccia capire e amare e che ti abitui a ragionare. Il latino, come il greco e come la cultura in genere, abitua a pensare e ad essere liberi cittadini: questo è forse il maggiore insegnamento che la scuola dell’obbligo possa dare. Ci tengo a precisare che non ci sono stati costi aggiuntivi nell’acquisto di libri, ma tutto il materiale è stato caricato online sul sito della scuola, proprio per non creare disagio in questo momento molto difficile per la nostra economia».