Persisterà la divisione per colori con l’aggiunta dell’arancione “scuro”. Ancora chiusi cinema e teatri. Beffa per le palestre: apriranno solo in zona bianca
Cambiano gli esecutivi ma le misure restrittive restano, più o meno, le stesse. Da ieri sera il governo Draghi è al lavoro con il Comitato Tecnico Scientifico per stilare il nuovo DPCM che dovrebbe arrivare già questo weekend e sostituire quello attualmente in vigore, i cui effetti termineranno il prossimo 5 marzo.
La linea sembrerebbe essere quella del rigore, con eventuali riaperture a fine marzo o dopo le festività pasquali: a preoccupare esecutivo e tecnici sono le varianti del virus e la possibilità di una terza ondata di contagi. Sfuma quindi l’ipotesi di un DPCM più permissivo.
Nonostante la spinta da parte di Lega e PD con Matteo Salvini e Stefano Bonaccini che auspicavano una riapertura controllata, bar e ristoranti resteranno chiusi dopo le 18 in zona gialla; serrande abbassate anche per cinema e teatri, nonostante il nuovo protocollo proposto dalle associazioni dei lavoratori del mondo dello spettacolo che prevede sanificazione dei luoghi, biglietti online e obbligo di mascherina ffp2 per la durata degli spettacoli.
Nessuna grande novità per quello che riguarda lo sport: palestre e piscine potranno riaprire solo in caso di “zona bianca” con 50 contagiati per centomila abitanti.
A proposito delle zone di colore in base al rischio, resta la divisione in aree gialle, arancioni, rosse e bianche ma si aggiunge la zona arancione scuro che prevede, oltre al divieto di uscire dal proprio comune e di aprire bar e ristoranti, la chiusura incondizionata di tutte le scuole per le zone ad alto rischio ma con dati confortanti. Le zone rosse per i singoli comuni colpiranno poi anche i comuni limitrofi. Salta per ora la zona arancione nazionale.
Gli eventuali cambi di colore avverranno non più di domenica ma di lunedì: in questo modo si proveranno a salvare, almeno nelle zone gialle, i pranzi domenicali presso ristoranti e simili e a disinnescare eventuali polemiche da parte dei lavoratori di categoria.
A prescindere dal nuovo provvedimento ministeriale persisterà il divieto di uscire dalla propria regione fino al 27 marzo tranne che per salute, necessità e urgenza.