L’incarico a formare il futuro Governo, accettato con riserva da Mario Draghi, potrebbe finalmente porre fine alla disputa che dall’inizio della legislatura vede scontrarsi renziani, Dem, leghisti e Grillini
di Ettore Verrillo
Matteo Renzi, vero dominus di questa legislatura ne ha scandito tempi e modi, dapprima costringendo il PD a rimanere all’opposizione, boicottando, quando ancora era nel PD, le trattative con il Movimento 5 stelle, consentendo così la saldatura tra questi ultimi e Lega, nonché la nascita del primo governo Conte.
Poi con la disponibilità a formare un governo proprio con i 5 stelle, giustificato dall’impedire a Salvini, che intanto al Papete aveva richiesto i pieni poteri, di vincere le eventuali elezioni, salvo poi, una volta ottenuto il cambio di posizione del neosegretario Zingaretti, creare un nuovo partito con i fedelissimi per avere una posizione autonoma nel governo Conte bis; infine con le mosse di queste settimane, che hanno dapprima fatto venir meno la maggioranza al Governo Conte bis, e successivamente impedito che la stessa potesse ricomporsi, distruggendo così allo stesso tempo sia l’alleanza tra 5 stelle e PD, sia l’unica personalità capace di poterla rappresentare e guidare nella prossima campagna elettorale.
Da tutto questo, emerge chiaramente l’inadeguatezza politica di PD e 5 Stelle che, vittime della loro stessa propaganda nonché dell’arroganza di Conte, non solo non sono stati capaci di ostacolare il leader di Italia Viva in nessuno dei tre passaggi decisivi della legislatura, ma non sono neanche riusciti a capire per tempo quali fossero le sue intenzioni, essendo così costretti ad inseguire ed adeguarsi al volere del Senatore di Rignano.
La partita più interessante che però, si apre in queste ore, riguarda la Lega ed il suo leader Matteo Salvini che, dopo essere stato additato quale pericolo per le istituzioni e per l’adesione dell’Italia all’Unione Europea, ha in un solo colpo la possibilità di dimostrarsi uomo di Stato, consentendo la nascita del Governo Draghi con l’astensione o “l’appoggio esterno”, dimostrarsi europeista contribuendo alla stesura del next generation EU e riabilitarsi pienamente a livello istituzionale, contribuendo ad eleggere con i propri Parlamentari e numerosi delegati regionali, il prossimo presidente della Repubblica.
Questa linea politica, fra l’altro, è da mesi portata avanti dall’ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti, che immagina una Lega moderata perno del sistema politico italiano e finalmente protagonista in Europa, con l’ingresso proprio nel Partito Popolare Europeo della Merkel. Se questa svolta della Lega rimarrà una chimera o si tradurrà in una clamorosa quanto utile svolta realista di Salvini, saranno i prossimi giorni a dirlo.