La data simbolo a memento dell’Olocausto che celebra la liberazione del campo di concentramento di Auschwitz. Parla Margherita Dana Somekh, la coordinatrice dell’associazione “Figli della Shoah”
di Valentina Milite

Il 27 gennaio del 1945 le truppe dell’Armata Rossa entravano nella cittadina polacca di Auschwitz, scoprendo gli orrori che la macchina della guerra era così meticolosamente riuscita ad organizzare nel suo campo di concentramento e liberandone infine i pochi sopravvissuti.

In ricordo e commemorazione di tutte le vittime dell’Olocausto venne in seguito scelta proprio questa data come “Giorno della Memoria”. 
Col desiderio di rispettare la delicatezza del tema e la sensibilità di chi meglio lo conosce e si impegna non solo in questa data, ma tutto l’anno per fare informazione e divulgazione al riguardo, ci siamo rivolti all’associazione “Figli della Shoah. Ci ha risposto la sua coordinatrice, Margherita Dana Somekh. 
– La vostra associazione ha attivamente contribuito alla campagna per l’approvazione della Legge che ha istituito il “Giorno della Memoria”, che celebriamo oggi. Cosa rappresenta non solo per la vostra comunità, ma per l’intera collettività questa ricorrenza e perché è importante e necessario celebrarla?
«Per le comunità ebraiche, l’istituzione del Giorno della Memoria rappresenta un importante riconoscimento da parte della comunità internazionale della tragedia immane che coinvolse una parte dei suoi stessi cittadini, perché gli ebrei annientati durante la Shoah erano a tutti gli effetti cittadini dei diversi paesi europei. Crediamo che il Giorno della Memoria debba essere punto di partenza per un percorso che aiuti a distillare un antidoto contro l’oscuramento delle coscienze e della ragione, portando ad una consapevolezza della responsabilità individuale nel riconoscere i segnali che preannunciano qualsiasi tipo di violenza e sopruso.
La Shoah ha mostrato come la maggioranza dinanzi ad esso tenda a restare indifferente e a divenirne complice, mentre solo una minoranza trova il coraggio di rifiutarlo, anche a costo della propria vita. Tramandare la Memoria oggi, significa dotarsi degli indispensabili strumenti per conoscere e riflettere sull’ambiguità umana riconoscendo come il bene ed il male possano alternarsi in ognuno di noi».shoa2– Attualmente sul sito museodellashoah.it è possibile accedere al tour virtuale della mostra “Shoah. L’infanzia rubata” (https://www.museodellashoah.it/laculturanonsiferma/), a cura della vostra associazione. Qual è il messaggio che un’esposizione dai contenuti così forti, vuole inviare oggi?
«La mostra “Shoah. L’infanzia rubata” ripercorre la negazione dei diritti fondamentali dell’infanzia durante gli anni della persecuzione nazi-fascista contro gli ebrei e sottolinea la figura e il messaggio pedagogico dell’educatore e scrittore polacco Janusz Korczak che dedicò e sacrificò la propria vita affinché tali diritti venissero rispettati e affermati.
Con questa mostra desideriamo ricordare il milione e mezzo di bambini morti dopo essere stati sottoposti a vere e proprie torture ed esperimenti e l’ingiustizia che hanno subito con crudeltà messa in atto dai feroci aguzzini nazisti. Vogliamo ricordare l’infanzia negata a quei bambini che si sono salvati ma che sono rimasti orfani, che hanno dovuto patire la fame, il freddo, abbandonare le proprie case per sfuggire alle barbarie. Ci auguriamo che il loro ricordo possa servire da monito e risvegliare le coscienze dell’umanità odierna affinché non rimanga indifferente verso la sofferenza che anche oggi esiste in alcune parti del mondo. Come scrive Primo Levi nel libro “I sommersi e i salvati”: “È avvenuto e quindi può accadere di nuovo: questo è il nocciolo di quanto abbiamo da dire”». shoa– Negli scorsi anni siete stati molto attivi e presenti sul territorio nazionale, portando presso enti e scuole italiane: mostre itineranti, seminari e testimonianze. Avete eventi in programma anche quest’anno? Come vi siete riorganizzati con le restrizioni imposte dall’emergenza sanitaria?
«Quest’anno l’emergenza sanitaria ci ha costretto a mettere in piedi delle nuove strategie per portare avanti la nostra missione. Le piattaforme di comunicazione digitale ci hanno fornito l’opportunità di coinvolgere docenti provenienti da tutto il territorio nazionale e prestigiosi relatori stranieri. L’organizzazione della commemorazione del Giorno della Memoria ha rappresentato una grande sfida ma ci auguriamo che nonostante la lontananza fisica delle persone, l’evento riesca a trasmettere calore e solidarietà. Consisterà principalmente in un concerto, arricchito da interviste e testimonianze, e verrà trasmesso da Rai5 Cultura all’interno del programma “Visioni”.
Con la collaborazione del Conservatorio di Milano ed il Sole24ore, verrà poi mandato in onda sul sito della testata, il filmato dell’intervista di Walter Veltroni, autore del libro “Tana libera tutti”, a Sami Modiano.
In attesa infine di riprendere la vita normale fatta di visite ai musei, uscite didattiche e contatti sociali abbiamo avviato un oneroso ed impegnativo progetto di digitalizzazione delle nostre mostre. Per rimanere aggiornati sulle nostre attività basta registrarsi sul nostro sito www.figlidellashoah.org, nel quale si trovano tutte le informazioni sulle attività che proponiamo e anche la procedura per sostenere l’associazione e le sue attività».

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