Praticato dalle nonne di un tempo, era celebre quasi come quello de “L’uocchie” che serviva a togliere il malocchio alle persone. Se ne sente parlare in alcune zone fino agli anni ’60
di Maria Barbagallo
Chi ha mai sentito parlare del rito magico de “‘o vota seggia“?
Certamente le persone più grandi ne avranno sentito parlare dalle nonne: tra quelle di inizio ‘900, e di sicuro fino agli anni ’60, ve ne erano diverse che insieme al rito per togliere il malocchio, quello delle gocce d’olio in un piatto pieno di acqua noto come “l’uocchie“, conoscevano e ricorrevano a questa pratica che serviva a “influenzare” e ad “intervenire” sulla “volontà” della vittima in modo che questa potesse ubbidire allo scopo per cui venivano fatte le “votate”, ovvero i giri di sedia.
Spesso il rito, noto anche come “della sedia di paglia” era usato per far innamorare qualcuno. Consisteva nel far roteare velocemente la sedia, tenuta per un pomello nel palmo della mano mentre era poggiata a terra su un solo piede. Ci voleva molta abilità non solo nel far girare la sedia velocemente, ma anche nel tenere il conto del numero di giri mentre si recitavano a voce bassa le formule antichissime. “Vota seggia, vota legno, vota paglia…”, iniziava l’antica litania. Ma il resto era “segreto”: le formule recitate erano custodite gelosamente da chi lo eseguiva perché se nel caso in cui non si otteneva il risultato sperato queste potevano scatenare un maleficio contro chi l’aveva rivelate. Anche per la sedia da usare c’erano regole precise e severe: doveva essere di quelle con il sedile impagliato e doveva provenire da una chiesa o da una sagrestia. Una forchetta veniva infilata con forza nella paglia mentre, al termine delle girate, si lasciava cadere la sedia a terra. In genere il rito si faceva di notte, quando si riteneva che le difese psicofisiche della “vittima” fossero più deboli. Con il nome di ‘u chiamu d’a seggia (Il richiamo della sedia) è noto anche in Sicilia, che addirittura ne vanta la paternità.
Se funzionasse davvero o meno non è noto, perché difficilmente chi lo richiedeva poi ne parlava in giro.