125 anni fa la prima proiezione del cinematografo dei fratelli Auguste e Louis Lumière presso “Le Grand Café Capucines” di Parigi. Dieci brevi film in bianco e nero e senza audio aprirono le porte al futuro della comunicazione
di Valentina Milite
Poco più di un secolo fa nasceva il cinema.
Denominata dal critico pugliese Ricciotto Canudo “la settima arte” (dopo: architettura, musica, pittura, scultura, poesia e danza), si è imposta in breve tempo come la più popolare e seguita arte narrativa dei Tempi moderni.
In anni in cui l’analfabetismo era ancora molto diffuso in Europa e solo una non ampia percentuale della popolazione era in grado leggere ed apprezzare a pieno le altre espressioni artistiche, il cinema era invece facilmente fruibile da tutti e riusciva a raggiungere e comunicare i propri messaggi ad ampie fasce di pubblico. Non a caso pochi decenni dopo si rivelerà un importante strumento politico-divulgativo e propagandistico per i governi nazionali.
È il caso dell’Istituto Luce, la più antica istituzione pubblica per la diffusione cinematografica a scopo didattico ed informativo del mondo, utilizzata come strumento di propaganda durante il periodo fascista italiano.
Se la pellicola cinematografica era stata già inventata 10 anni prima, come pure una cinepresa ed un visore individuale (il kinetoscopio), si fa risalire la nascita del cinema all’effettiva prima proiezione dinanzi ad un pubblico pagante, grazie all’apparecchio brevettato dai fratelli Lumière. Presso il Salon Indien del Grand Café furono proiettati 25 minuti di girato, 10 brevi film in bianco e nero, senz’audio che rappresentavano scene di vita quotidiana.Il pubblico e la stampa rimasero subito affascinati dall’invenzione e furono necessari pochi anni perché fosse compresa appieno la portata innovativa di questo nuovo strumento di comunicazione e divulgazione di massa.
Uno strumento ed un’arte che tanto si sono evoluti negli anni, con la successiva aggiunta dell’audio, l’avvento del colore e la sempre maggiore qualità e definizione delle riprese; facendo sognare intere generazioni, mostrando luoghi vicini e cari nei nostri ricordi o creando nuovi mondi, lontani e surreali.
Oggi il cinema sta vivendo un momento di grave crisi dovuto alle politiche anti-assembramento causate dalle misure di contenimento della pandemia da covid e dalla nuova fase tecnologica che stiamo attraversando, che tende sempre più a digitalizzare i contenuti, rendendo superfluo recarsi in sala.
Personalmente ritengo le proiezioni in streaming, un temporaneo accettabile palliativo per sopperire all’impossibilità di recarsi fisicamente in cinema e teatri, e pur non demonizzando l’informatizzazione dei contenuti (dei quali sono anch’io fruitrice), credo sia necessario preservare una convivenza tra i due mondi e tutelare l’arte dello spettacolo in generale e del cinema in particolare, che tanto ha dato al nostro Paese e che tanto ancora può fare, se correttamente supportata e coltivata.