Le indagini affidate ai militari di Nocera Inferiore, guidati dal tenente colonnello Di Gangi, hanno portato alla luce il furto di quasi 500 vetture tra l’Agro Nocerino-Sarnese e i paesi vesuviani
Rubavano automobili nell’Agro Nocerino-Sarnese e in alcuni paesi del Vesuviano per rivenderle o effettuare il cosiddetto “cavallo di ritorno”, intascando fino a 2mila euro per ogni autovettura illegittimamente restituita al proprietario.
I Carabinieri di Nocera Inferiore guidati dal tenente colonnello Rosario Di Gangi hanno tratto in arresto questa mattina otto persone residenti tra Angri, Boscoreale, Castellammare di Stabia, Pompei, Scafati, Terzigno e Torre Annunziata , responsabili dei reati di associazione per delinquere finalizzata al compimento di furti, ricettazione, autoriciclaggio ed estorsione. Eseguite, inoltre, perquisizioni ad altre sette persone indagate dalla Procura della Repubblica di Nocera Inferiore per gli stessi reati.
Le indagini, nate da indizi acquisiti nello scorso mese di ottobre 2019, riferiscono di numeri elevatissimi di furti, che raggiungono quasi le 500 unità: da agosto a ottobre 2019 sono state rubate 122 auto nell’Agro e 70 nei paesi Vesuviani, mentre da novembre 2019 ad aprile 2020 150 nell’Agro e 108 nel Napoletano.
Il sodalizio criminoso operava attraverso una suddivisione dei compiti e la creazione di uno spazio virtuale di circolazione interna delle informazioni, costituito da una chat sulla piattaforma WhatsApp denominata dagli stessi partecipanti “Gli sfiammati”. Il modus operandi della consorteria prevedeva dapprima apposite attività ricognitive sul territorio al fine di individuare le autovetture da rubare. Gli esemplari che risultavano di potenziale interesse per ubicazione e condizioni esteriori venivano sottoposti ad accurata e metodica raccolta di informazioni, da cui gli indagati prelevavano informazioni sul veicolo e sul proprietario che venivano utilizzate sia per la selezione di quelli di interesse in base alle potenzialità di profitto, sia per instaurare contatti estorsivi una volta perpetrato il furto. Il mezzo, una volta asportato, veniva lasciato “riposare” per alcuni giorni in un parcheggio o altro luogo in cui non desse nell’occhio, per evitare il rischio di immediata localizzazione da parte del proprietario e, superato indenne tale periodo, destinato alternativamente alla sopra descritta restituzione estorsiva ovvero alla ricettazione. Nel corso delle indagini, sono stati acquisiti compiuti elementi di responsabilità circa la consumazione di 13 furti di autovettura, 16 episodi di ricettazione, 3 estorsioni e 2 casi di autoriciclaggio consistiti nell’asportazione dei dispositivi GPS al fine di impedirne la localizzazione successiva alla sottrazione furtiva. Numerosi altri episodi sono tuttora in fase di individuazione e ricostruzione prendendo spunto dalla cognizione solo parziale o frammentaria finora acquisitane.