Sale vertiginosamente rispetto al 2001 il loro numero, ma cala quello degli italiani. E siccome per ogni bimbo ci sono 5 anziani, diventano importanti per pagare le nostre pensioni
Sono quasi 5 milioni e 40mila gli stranieri in Italia al 31 dicembre 2020, e costituiscono ormai l’8,4% della popolazione nazionale, pari, alla stessa data, a 59.641.488 abitanti. Quindi poco più della popolazione sicula e poche migliaia in meno dell’intera Campania.
Il dato vien fuori dalle analisi dell’Istat sulla popolazione 218 e 2019, appena resi noti. Per pura curiosità, il 48,3% dei residenti in Italia è costituito da maschi e il 51,7% da femmine. I minorenni sono poco più del 20%.
Nel 2001, sempre per poter fare i debiti confronti, gli stranieri (di cui oggi il 22,7% sono rumeni, seguiti da albanesi con l’8,4%, marocchini con l’8,2% e cinesi con il 5,7%, A seguire tutte le altre nazionalità, compresi quelli provenienti dall’Oceania), erano “solo” 1.334.889.
Ma sono importanti gli stranieri per l’economia italiana? Ebbene si, visto che nello stesso periodo considerato dall’Istat (2001-2019) gli italiani sono diminuiti di numero nella misura di 1.059.004 e gli stranieri sono cresciuti del 277,5%, ovvero numericamente di 3.704.748 unità. E giacché in Italia allo stato per ogni bambino ci sono 5 anziani, i contributi che versano gli stranieri (quelli regolari, almeno) servono a pagare le pensioni di molti italiani. Gli ultracentenari italiani sono 14.808. Per l’istruzione, il Sud ha il numero più alto di analfabeti (l’1,1% della popolazione residente), mentre il maggior numero di laureati è al Centro (il 16%, contro il 12,7% del Sud).
Altre curiosità: il Comune più popoloso resta Roma, con 2.808.2936 abitanti, mentre il più piccolo è Morterone, in provincia di Lecco, con 30 abitanti. Il 49,1% dei residenti nel nostro territorio abita nella fascia costiera o, comunque, in pianura, mentre solo il 9,9% in alta montagna.