Ieri pomeriggio in diretta streaming facebook e sul canale youtube dell’organismo è stato presentato il rapporto che l’ente pubblica annualmente dal 1974. Il presidente del Consiglio si dice pronto a intervenire dopo l’emergenza Covid
di Valentina Milite
Presentato ieri, online per l’emergenza Covid, il rapporto annuale della Svimez. A moderare gli interventi è stato il giornalista Giorgio Zanchini.
Presenti “in sede” il direttore generale ed il presidente della SVIMEZ, gli economisti Luca Bianchi e Adriano Giannola, mentre sono stati ospiti l’economista e accademica italiana Lucrezia Reichlin, il ministro per il Sud e la Coesione territoriale Giuseppe Provenzano ed il presidente del Consiglio dei ministri, Giuseppe Conte.
Zanchini ha aperto l’incontro descrivendo il rapporto di quest’anno come «Particolarmente prezioso per una potenziale decisiva svolta per il nostro Paese, per la ricostruzione post emergenza covid. Dentro questo rapporto ci sono dati inesorabili sulla disuguaglianza nel nostro Paese, su un’emergenza che l’ha indebolito ulteriormente ed ha reso ancora più evidente il doppio divario: tra noi e l’Europa e tra il Mezzogiorno ed il Centro-Nord».
Punto fondamentale (quello di questo doppio divario) su cui pone il focus Luca Bianchi, che mette in evidenza come negli ultimi anni il PIL italiano sia cresciuto in Europa della metà della media degli altri Paesi, e a livello interno quello del Mezzogiorno della metà di quello centro-settentrionale. Il Sud, già provato da anni di un diverso accesso ad occupazione, trasporti, scuola, sanità, ha subito e subirà un impatto più forte in termini di occupazione, soprattutto giovanile e femminile, a causa di un mercato del lavoro caratterizzato da una maggiore precarietà. Sono 280 mila i posti di lavoro che potrebbero perdersi.
Sul divario, anche di stanziamenti, per il Sud puntano Bianchi (per i servizi socioeducativi destinati ai bimbi 0-2 280 euro a testa nel sud e 1500 nel Centro-Nord); l’economista Reichlin: «È un’assoluta vergogna che con la pandemia le scuole di una gran parte del Mezzogiorno siano state chiuse. Senza una formazione adeguata il Sud non può assolutamente ripartire». Per il presidente Giannola: «Il problema oggi è confrontarsi su quale sia l’ottica da usare con l’Europa. Bisogna capire che il Sud serve assolutamente (e il Mediterraneo ancor di più) a questa Europa. Il senso del Recovery Fund non è l’assistenza all’Italia, non è filantropia».Il ministro Provenzano ha evidenziato che «La pandemia ha accelerato alcune storture nel nostro modello di sviluppo. Il tema dell’interdipendenza è un tema antico, di quanto il Paese sia profondamente legato. Serve quindi uno sguardo nazionale, ripartendo dal Sud. Quando il tema è il lavoro che non c’è, la soluzione resta sempre quella di rilanciare gli investimenti pubblici e privati ed il Piano Sud prevede proprio questo, in un quadro di innovazione industriale che guarda all’occupazione dei giovani, delle donne, anche con la decontribuzione per assunzioni di giovani fino a 35 anni e il taglio del costo del lavoro del 30%». A chiudere il presidente Conte, che tra l’altro si impegna a portare avanti nel prossimo futuro per ridurre il «Divario, anche di spesa e servizi, offerti ai cittadini, che danno vita a quel fenomeno particolarmente odioso della cittadinanza limitata. Questo Governo non ha mai smesso di guardare al Sud come un motore di ripresa. Rafforzando il Sud, rafforziamo l’intero Paese».