Il leggendario calciatore ex Napoli è deceduto a causa di un arresto cardiaco. Qualche settimana fa si era sottoposto ad un intervento chirurgico in Argentina ed era quindi ancora a riposo a casa sua. Una vita tra alti e bassi, tra successi e cadute
di Nello Vicidomini
Lutto nel mondo del calcio e non solo: è morto Diego Armando Maradona. L’ex calciatore, probabilmente il più forte della storia del calcio, è deceduto per un arresto cardiocircolatorio nella sua abitazione di Tigre, in Argentina, dove stava trascorrendo il periodo di convalescenza dopo l’intervento alla testa.
Una vita complicata la sua, fatta di vittorie, importanti, e di cadute, incredibili. Diego si è perso tante volte, al punto da far parlare spesso di sè dopo aver appeso le scarpette al chiodo per motivi non sempre felici. A partire da quell’uso di cocaina che ne ha minato la reputazione quando a calcio ancora ci giocava. E Maradona, in campo, a calcio ci sapeva giocare. Un genio del pallone indiscusso in tutto il mondo, che riuscì a portare una squadra come il Napoli alla vittoria di due campionati e di una Coppa Uefa. Ma impressionò i tifosi di tutto il mondo nel corso del secondo tempo dei quarti di finale contro l’Inghilterra, al Mondiale 1986, quando realizza due gol passati alla storia del calcio rispettivamente come «la mano de Dios» e «il gol del secolo». Il primo, una furbata inaspettata, anche quella frutto della genialità illimitata e dell’anarchia di Diego. Il secondo, probabilmente il gol più bello di sempre. Tanto amato dai napoletani, riuscì a dividere il pubblico partenopeo in occasione della sfida Italia-Argentina, a metà tra il sostegno alla Selección e agli Azzurri guidati da Azeglio Vicini. E piovvero critiche senza precedenti, quando nella finale dello stesso torneo, a Roma, il pubblico dell’Olimpico fischiò l’intera esecuzione dell’inno nazionale argentino e il giocatore, ripreso dalle telecamere, rispose con l’esclamazione «hijos de puta» rivolta agli spalti. Ma la dipendenza dalla droga incombeva su di lui in quegli anni, al punto che l’esperienza italiana di Maradona finì il 17 marzo 1991 dopo un controllo antidoping effettuato al termine della partita di campionato Napoli-Bari che diede il responso di positività alla cocaina. Tre anni dopo, durante il Mondiale 1994, accadde di nuovo: squalifica per doping. Fine carriera compromesso e addio al calcio giocato. Appesi gli scarpini al chiodo, Maradona provò più volte l’esperienza da allenatore, anche della Nazionale Argentina, finendo quasi sempre per essere esonerato a causa degli scarsi risultati. Dopo aver risolto i problemi fiscali con lo Stato italiano, è ritornato più volte a Napoli, città in cui è considerato un dio. Il 5 luglio 2017 ha ricevuto la cittadinanza onoraria dal Comune di Napoli. Maradona lascia cinque figli riconosciuti: Dalma Nerea e Gianinna Dinorah avute con la prima e storica moglie Claudia Villafane; Diego junior con Cristiana Sinagra, la donna napoletana che dovette combattere per anni in attesa che il campione riconoscesse quel ragazzo identico a lui, poi Jana (1996), dalla relazione con Valeria Sabalaín e Diego Fernando (2013), nato dalla relazione con Veronica Ojeda.