scarpe rosse, simbolo di femminilità

Una data per mantenere accesi i riflettori sugli abusi subiti dalle donne e promuovere un’educazione al rispetto e le relazioni sane. Le iniziative nell’Agro
di Valentina Milite
scarpe rosse, simbolo di femminilitàSembra strano nel 2020 dover parlare ancora di violenza di genere. La violenza, fisica o psicologica che sia, non dovrebbe essere differenziata in base a qualsivoglia categoria di appartenenza del soggetto cui è indirizzata. Dovrebbe suscitare riprovazione ed essere ricusata a prescindere. Perché allora ancor oggi la “Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne” e perché ricordarla e celebrarla in Paesi che in maniera autoreferenziale definiamo “culturalmente evoluti”, come il nostro?

La risposta è soltanto una: ce n’è ancora bisogno.
Ce n’è bisogno perché viviamo in un Paese in cui una donna viene ancora ritenuta una proprietà da taluni mariti o compagni, che non riuscendo a capacitarsi di come quella proprietà possa sfuggir loro di mano e divenire di qualcun altro, decidono di disporne come preferiscono; di lei e magari di tutto quel che insieme avevano creato e costruito. Un esempio? Il recente episodio nel torinese in cui un uomo ha ucciso moglie, due figli ed il cane prima di suicidarsi, perché la moglie aveva chiesto la separazione.
Ce n’è bisogno perché viviamo in una società che esprime sfacciatamente o insinua in maniera subdola che le vittime di abusi, in fondo in fondo, “se la siano cercata”. Ne è dimostrazione il disgustoso articolo uscito ieri in prima pagina sul quotidiano nazionale Libero, nell’editoriale dell’ex giornalista e direttore Feltri, in cui, in riferimento al caso di cronaca che ha visto protagonista l’ex amministratore delegato del sito facile.it, accusato di aver abusato (sotto l’effetto di sostanze stupefacenti) di una ragazza appena maggiorenne; prova a giustificare bonariamente l’aguzzino, augurandogli (con un deciso eccesso di premura) di riuscire a disintossicarsi e “concede alla vittima le attenuanti generiche”, nonché “una tirata di orecchie ai genitori” (perché ovviamente l’errore grave di un genitore non è non educare il proprio figlio al controllo di sé, il rispetto altrui, l’empatia, la legalità, la civiltà; ma concedere alla propria figlia di andare ad una festa e divertirsi).
Ce n’è bisogno perché appunto è purtroppo ancora tacitamente opinione diffusa che una ragazza o una donna non possa disporre come preferisce del proprio corpo… Perché alla fine è comune pensare che una ragazza che va ad una festa, decide di bere, divertirsi e magari avere un rapporto sessuale occasionale con un uomo, deve essere “un’ingenua” se crede di poter dire basta, fermarsi ed andare via quando vuole.
Ce n’è bisogno perché c’è ancora troppa gente che pensa che quella ragazza sia una poco di buono a voler semplicemente vivere ed esprimersi come le pare, mentre non è poi così grave che un uomo approfitti della situazione, perché secondo lui “lei ci stava”, “non ha detto no”, “lo so che le piaceva”.
Ce n’è bisogno perché ci sono ancora donne che pensano sia normale che il proprio compagno possa dir loro cosa fare e cosa no, cosa indossare e cosa no, dove andare e dove no, con chi e quando uscire.
Ce n’è bisogno perché viviamo in un contesto in cui un uomo che per vantarsi, divulga materiale privato inviatogli in maniera confidenziale da una donna, è un uomo che ha fatto “una goliardata”. Lei invece (inopinabilmente vittima di “revenge porn”) viene messa alla gogna e costretta alle dimissioni dal suo ruolo di insegnante, perché citando una madre: “non posso tollerare che chi si occupa dei miei figli faccia determinate cose!” (come abbiano potuto divenire madri queste donne, non si sa!).violenza donne
Ce n’è bisogno perché per alcune donne il sesso ed argomenti variamente legati alla sfera sessuale femminile (come mestruazioni, genitali, orgasmo e masturbazione femminile) sono ancora un tabù; qualcosa di sporco, indecente, osceno, di cui vergognarsi, non parlare apertamente e relegare al pettegolezzo e la deprecazione. Ciò ha limitato per anni il potere sessuale e di espressione femminile, a vantaggio dell’uomo, del suo piacere e le sue sole esigenze.
Ce n’è bisogno perché ancora oggi vengono deprezzate le qualità e le competenze delle donne, che a parità di preparazione e mansione, guadagnano mediamente il 20-30% in meno dei colleghi uomini e soffrono di tutele differenziate, a causa di una maggiore precarietà del lavoro, spesso per celate o meno ragioni legate a desideri di maternità (che tra l’altro andrebbero incentivati in Paesi come il nostro che soffrono da anni di scarsa natalità; dato che si ripercuote inevitabilmente in maniera negativa sulle risorse di capitale umano disponibile).
Tutto questo contribuisce a mantenere in piedi un sistema patriarcale in cui la donna viene troppo spesso vista come elemento debole della nostra società; visione interiorizzata inconsciamente dai più ed estremizzata in episodi di violenza come quelli citati, che riempiono quotidianamente le nostre pagine di cronaca. È importante quindi: cambiare il nostro comune modo di pensare, sedimentatosi negli anni insieme ad un’immagine precostituita della donna ed educare al rispetto e la bellezza delle diversità che pure ci contraddistinguono; ma che devono rappresentare una fonte di integrazione e ricchezza dei peculiari pregi dei vari generi ed identità sessuali.
Sul nostro territorio, per celebrare la giornata internazionale contro la violenza sulle donne, il comune di Pagani con l’amministrazione De Prisco e tramite il vicesindaco con delega alla cultura, Mena Pappalardo, promuove la visione dello spettacolo teatrale “Ti amo da morirne”.
Il video dello spettacolo sarà fruibile gratuitamente da chiunque dalle 10 di stamane, sul sito istituzionale dell’ente, al seguente link: www.comunedipagani.it.
Prenderanno parte all’evento alcune classi del Liceo Scientifico Statale “Mons. B. Mangino” di Pagani e seguirà un confronto sulla piattaforma digitale Google Meet con la vicesindaco Pappalardo, la dirigente scolastica Ezilda Pepe, la psicologa dell’età evolutiva Annalisa De Angelis e l’assessore alla pubblica istruzione e le pari opportunità, Maria Stella Longobucco. Tema del dibattito: le relazioni sentimentali disfunzionali e gli strumenti per fermare la violenza, fisica e/o psicologica.
Lo scopo dell’iniziativa, come ha affermato la Pappalardo è quello di “sensibilizzare ulteriormente la cittadinanza su questa problematica ancora troppo spesso sottaciuta”.

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