Ne hanno parlato ieri sera con il gruppo nocerino di Amnesty International nel corso del secondo incontro online due attiviste: l’avvocato Luisa Citro Calabrese e la dottoressa Rita Ceglia
di Valentina Milite
Si è tenuto ieri il secondo incontro online di introduzione all’attivismo del gruppo 261 di Amnesty International dell’Agro nocerino-sarnese.
Argomento di questo secondo appuntamento, che rientra nella Campagna Amnesty “Io lo chiedo – Il sesso senza consenso è stupro”: il consenso, appunto.
Consenso, come prerequisito imprescindibile a qualsiasi forma di approccio verso la sfera intima altrui, non solo in ambito sessuale e non solo con riferimento ad episodi estremi. Anche un bacio, un abbraccio, un’avance sfrontata e non gradita, un’insistenza non richiesta, possono configurarsi, in assenza di consenso, come invadenti abusi della sfera intima e personale dell’altro.
A presentare gli argomenti in oggetto per la serata, due attiviste, l’avvocato Luisa Citro Calabrese e la dottoressa Rita Ceglia, prima a prendere la parola: “La necessità sempre più avvertita è quella di garantire a tutti il diritto a decidere del proprio corpo e gestire liberamente la propria sessualità. Il consenso è l’elemento di distinguo tra un atto sessuale che sia libero e consapevole, rispetto ad un atto di violenza e abuso, fino ad arrivare ad ipotesi di stupro. Un tema necessario in un contesto come il nostro, in cui si parla sempre più spesso di stupro e ci siamo quasi abituati a normalizzare determinati atteggiamenti abusivi e di violenza”.
“Per Amnesty, il consenso è innanzitutto condivisione: il rapporto sessuale è qualcosa che si sceglie, non deve essere percepito come qualcosa che ci accade in maniera passiva o che possiamo decidere noi anche per l’altro/gli altri… è condividere quello che vogliamo o non vogliamo e di conseguenza rispetto verso noi stessi e l’altro. È importante abituarci a parlare e normalizzare argomenti di condivisione della nostra sfera intima, per scongiurare abusi.
Quello che Amnesty propone è un adeguamento dell’articolo 609 bis del Codice penale alla convenzione di Istanbul, che integri la parola “consenso” ed un deciso cambiamento globale e sociale che possa portare a superare quella che è la cultura dello stupro ed i miti dello stupro (come definiti nel 1975 dalla studiosa Susan Brownmiller), in favore invece di una cultura del consenso”.
Sarebbe in effetti ora di superare definitivamente argomentazioni e giustificazioni, come quelle secondo cui il silenzio o non aver detto specificatamente di no, equivarrebbe ad un tacito sì o per cui un determinato abbigliamento o atteggiamento, possano rappresentare un invito implicito.
Come sottolinea l’avvocato Calabrese: “La domanda non è se dice «no», la domanda da porre (non da porsi) è se dica «sì»! E quindi chiedere sempre! Perché il consenso è tutto ed è un accordo volontario, consapevole, reciproco e non permanente, che può essere ridimensionato e revocato in qualsiasi momento”.
Per rendere più incisivo il messaggio, viene presentato un video sul consenso che fa metaforicamente una comparazione tra un’avance sessuale ed un invito a prendere il tè, di cui suggeriamo la visione al seguente link: Tea consent video.
Interventi interessanti a conclusione della presentazione da parte: dell’avvocato Luigi Marino, in collegamento da Benevento, che sottolinea la necessità e l’urgenza (soprattutto per i giovani), di “un’educazione sentimentale”, che possa iniziare correttamente i ragazzi alle relazioni con l’altro ed il sesso e dell’avvocato e pubblicista di Nocera Superiore Luigi Milione, che introduce l’argomento degli abusi sempre più frequenti tramite i social network, argomento poi reillustrato brevemente da Mario Gallo, attivista responsabile di gruppo e della circoscrizione campana di Amnesty che segue la campagna contro gli “Hate speech”.