Le sue spoglie, così come quelle della moglie Maria Sofia e della loro figlia Maria Cristina, riposano dal 18 maggio 1984 nella basilica di Santa Chiara, a Napoli, e attualmente ne è stata avviata la causa di beatificazione
di Orazio Mezzetti
C’è una storia che pochi uomini del Meridione conoscono. È quella del cortese Signor Fabiani, nato a Napoli nel 1836. Quest’uomo di carattere timido e bonario, nato da una importante famiglia, fu educato secondo rigidi precetti morali e religiosi, segnato, anzi vessato, da una vita assai sfortunata.
Rimasto orfano di madre venendo alla luce, rimase orfano di padre all’età di 23 anni, prendendosi addosso tutte le responsabilità della casa e della famiglia, con grandi timori ed incertezze data la giovane età. Sposò una bellissima ragazza nel 1859, che gli portò un bagliore di luce e di serenità alla sua moderata esistenza, bagliore che presto scomparve con la nascita dell’unica figlia, morta a soli tre mesi d’età. Per motivi di ordine pubblico e politico, ebbe da affrontare il dolore dell’esilio dalla sua bella Napoli. Trovò riparo in alcuni paesi e capitali, tra cui Roma e Parigi, città questa dove visse più a lungo. Viaggiava sovente e preferibilmente a Monaco ma anche nel territorio del Trentino, dove si recava per motivi di salute e di cure, perché diabetico mellito. Ogni anno si fermava nella città di Arco di Trento, per le cure termali, in territorio allora Austro Ungarico, ospite dell’arciduca Alberto d’Austria. Il Signor Fabiani era una persona stimata e rispettata. Spesso lo si incontrava nelle passeggiate mattutine, con il suo fido cane, ed il suo inseparabile diario, dove annotò su alcune pagine la profonda amarezza di quell’ingrato destino che lo aveva costretto all’esilio dalla sua amata terra, di cui ricordava costantemente i meravigliosi paesaggi partenopei, il sole, il profumo del mare e la gente chiassosa dei vicoli. Una nostalgia profonda che dipingeva nel suo volto grande malinconia. Sembra curioso e crudele il destino.
Solo alla sua morte, avvenuta prematuramente, all’età di 58 anni, proprio ad Arco di Trento il 27 dicembre 1894, gli abitanti del posto seppero che il cortese “signor Fabiani”, che ogni giorno assisteva alla Santa Messa, recitava il Santo Rosario, ed era sempre compostamente in primissima fila per ricevere la comunione, e che mite e gentilissimo, si intratteneva salutando con signorilità chiunque incontrasse, era il deposto re Francesco II di Borbone delle Due Sicilie. I lunghi 33 anni di esilio furono vissuti da Francesco II con grande dignità, nonostante avesse problemi economici perché anche i beni privati di famiglia, erano stati requisiti da garibaldini e piemontesi. Anni tormentati, trascorsi a Roma, poi a Parigi, a Monaco, con frequenti viaggi. Con piglio signorile, l’ex re cercò di guidare la famiglia, mantenendone il decoro. Gli furono tributate esequie solenni, per volere dell’imperatore Francesco Giuseppe, con la presenza di tutti i regnanti d’Europa, dove solo il cugino Savoia mancava. Ad Arco di Trento, tuttora esiste una via a lui intitolata, credo l’unica in tutta Italia. Francesco II, un grande Re, un esempio di altissima nobiltà, portata nella divisa e nel cuore, come un vero e grande predestinato che regnò solamente 22 mesi. Le spoglie di Francesco II, della moglie Maria Sofia e della loro figlia Maria Cristina, riunite dopo varie vicissitudini, riposano nella basilica di Santa Chiara, a Napoli, dal 18 maggio 1984, dove sono state portate in forma solenne. Attualmente ne è stata avviata la causa di beatificazione.