Festeggiamenti virtuali e possibile ritorno in scena a dicembre: il punto del direttore artistico Carmine De Pascale
Il teatro “La Locandina”, realtà culturale ormai radicata sul territorio paganese, compie 41 anni in un momento negativo per il teatro che, come ha detto Valeria De Pascale «è stato particolarmente danneggiato e con lui la cultura, che dovrebbe essere lo strumento migliore per la conoscenza e la crescita intellettuale». È un compleanno per forza di cose anomalo e come i compleanni al tempo di lockdown e DPCM, si è svolto interamente in forma virtuale, con videochiamate di gruppo e foto di repertorio: ma andava festeggiato, a prescindere dalle modalità.
Dopo i festeggiamenti per il quarantennale dello scorso anno e il grande successo dei tre spettacoli messi in scena ovvero “Arsenico e vecchi merletti” di Teresa Oliva, “Sabato, domenica e lunedì” con Alfonso Tortora alla regia e “Il rompiballe” diretto da Franco Pinto (il quarto, “Il delitto perfetto” diretto da Renato Giordano subì lo stop del lockdown di marzo), la stagione numero 41 si stava plasmando nell’ottica di uno svolgimento diverso dal solito: si pensava a “La fortuna con la F maiuscola” e a “Le voci di dentro” di Eduardo De Filippo e ad “Il delitto perfetto” di Frederick Knott. Le cose sono andate diversamente: ne abbiamo parlato con il direttore artistico Carmine De Pascale.
Ciao Carmine. Partiamo dagli spettacoli programmati per la stagione numero 41. “La Locandina”era pronta a ripartire?
Certamente. L’intenzione era di aprire al pubblico con posti distanziati, prevedendo ingressi contingentati su prenotazione e favorendo il pagamento online dei biglietti. Ovviamente questo non è al momento possibile.
Stavate già preparando degli spettacoli?
Appena è stato possibile abbiamo iniziato a provare: avevo proposto “La fortuna con la F maiuscola” come spettacolo del periodo natalizio e ci siamo concentrati su quello. Non escludo qualche messa in scena a dicembre. Chiederò al sindaco Lello De Prisco la possibilità di utilizzare l’auditorium Sant’Alfonso Maria de’ Liguori il 25, 26 e 27 dicembre, ma tutto dipenderà dalle disposizioni nazionali e regionali in materia di COVID.
Torniamo al compleanno de “La Locandina”. Com’è iniziato tutto?
Ufficiosamente siamo nati nel 1978 quindi 42 anni fa, ma il primissimo spettacolo si è tenuto nell’anno successivo ed era “Ditegli sempre di sì” di Eduardo De Filippo. Fu difficoltoso anche solo recuperare il copione! Non avevamo scene e dovemmo fare una “questua” per raccogliere qualche fondo: centomila lire per affrontare le prime spese. Mio padre poi conosceva il presidente del circolo “Unione” e lì ci esibimmo. Qualche anno dopo ci trasferimmo a via Caucielloma non nell’attuale sede; era una struttura particolarmente piccola, con poche sedie e il bagno dietro al palco: gli spettatori per usarlo dovevano attraversare il palcoscenico! Da una ventina d’anni invece siamo nella sede attuale.
Non possiamo non concludere questa chiacchierata parlando della recente scomparsa di un maestro quale è stato Gigi Proietti.
Ho avuto il piacere e l’onore di trascorrere un pomeriggio con lui, quando frequentavo insieme ad Antonio Avigliano e Angela Stanzione, l’Università Popolare della Spettacolo di Napoli dove tenne una lezione; lo seguimmo stregati dalla sua simpatia, bravura e umiltà. Proietti è probabilmente l’ultimo rappresentante di un teatro globale, fatto di recitazione, canto, ballo, mimo. Eduardo lo adorava e lo riconosceva come suo erede, fu lui a volerlo in uno spettacolo fatto in occasione dei suoi ottant’anni a recitare la sua poesia“Pulicenellasapite chi è…”, ritenendolo l’unico in grado di poterla rendere al meglio. È stato un artista e uomo immenso.