L’ultimo dpcm suddivide l’Italia in tre zone, identificate con giallo, arancione e rosso. Senza indicazioni ufficiali dal Ministero della Salute saranno valide le stesse regole in tutto il Paese
Zona rossa, zona arancione o zona gialla? È questo l’interrogativo che attanaglia gli italiani nelle ultime ore, o comunque da quando il premier Conte ha firmato l’ultimo decreto che entrerà in vigore da domani.
Sui social, ma anche sui principali canali di informazione, impazzano fotografie dell’Italia suddivisa nei tre colori, a seconda di presunti dati relativi al numero di contagi, all’indice di trasmissione del virus, alla disponibilità di posti letto soprattutto in terapia intensiva. Suddivisione, al momento solo aleatoria, visto che dal Ministero della Salute non sono ancora emerse indicazioni in merito all’ormai famosa attribuzione del colore di riferimento a ogni singola regione. Una sentenza ancora non pronunciata, che ha il sapore di beffa soprattutto per quelle attività commerciali che attendono di conoscere la loro condanna, che per alcune potrebbe rivelarsi senza appello. Nelle regioni caratterizzate da uno scenario di elevata gravità e da un livello di rischio alto (quelle nella fascia arancione per intenderci) saranno, infatti, sospese le attività di ristorazione (tra cui bar, ristoranti, pizzerie, gelaterie e pasticcerie), che potranno lavorare solo col servizio di asporto e quello di consegne a domicilio fino alle ore 22. Nelle regioni caratterizzate da uno scenario di massima gravità e da un livello di rischio alto (nella fascia rossa) sarà vero e proprio lockdown, visto che potranno restare aperte solo le attività che dispensano beni di prima necessità (generi alimentari, edicole, tabaccai, farmacie). Entro questa sera il ministro Roberto Speranza dovrebbe firmare l’ordinanza che darà indicazioni ufficiali sul “destino” delle regioni italiche. Vista la confusione che regna a Palazzo Chigi il condizionale è d’obbligo.
Una situazione, insomma, ai limiti del paradossale, soprattutto per titolari di pizzerie e ristoranti che fino ad oggi potevano restare aperti a pranzo e ancora non sanno se domani potranno alzare le saracinesche dei propri locali, con conseguente rischio di perdita dei materiali deperibili acquistati, visto che le restrizioni della zona rossa e di quella arancione saranno valide almeno per 15 giorni. Qualora non dovessero arrivare notizie ufficiali, e sono queste le indiscrezioni che filtrano dal Ministero della Salute secondo ANSA, su tutto il Paese saranno valide, salvo diversi provvedimenti regionali, le regole generali contenute nell’articolo 1 del dpcm: bar e locali della ristorazione aperti fino alle ore 18, con asporto e consegne a domicilio possibili fino alle 22; divieto di spostamenti dalle ore 22 alle ore 5 salvo che per comprovate e certificate esigenze lavorative o di salute; riduzione al 50% della capienza massima sui mezzi di trasporto; didattica a distanza al 100% per le scuole superiori; chiusura per sale giochi e attività di scommesse; chiusura di musei; divieto di svolgimento di prove concorsuali, escluse quelle riguardanti la sanità.