Era sommerso dal settembre 1943, periodo in cui sul litorale salernitano ebbe luogo la famosa Operazione Avalanche ad opera degli Alleati durante la Seconda guerra mondiale. Fatti brillare in mare anche tre proiettili recuperati accanto all’arma da fuoco
di Nello Vicidomini
Un ritrovamento che avrebbe dell’incredibile, se solo non fosse avvenuto nel golfo di Salerno.
È quello che riguarda un cannone di almeno 80 anni, scoperto casualmente sui fondali del porto della città simbolo dello sbarco alleato durante la Seconda guerra mondiale. L’arma da fuoco è venuta alla luce qualche giorno fa durante lavori di dragaggio che si stavano effettuando nella zona portuale e risale all’Operazione Avalanche, nome in codice dello sbarco militare messo in atto dagli Alleati lungo le coste del golfo dal 9 settembre 1943, nel corso della campagna d’Italia contro i nazifascisti.
Non è ancora chiara la nazionalità esatta del cannone, poichè pur conservandosi in buono stato presenta al momento inevitabili formazioni rugginose e di decomposizione superficiale da micro-organismi che non consentono valutazioni. All’operazione militare parteciparono infatti sia reparti degli Stati Uniti che del Regno Unito. Molto probabilmente però l’arma a ruote era in dotazione ai commandos britannici Layforce che raggiunsero la costa proprio tra Vietri e Salerno, dove all’epoca non era ancora presente il nuovo porto, e potrebbe essere stata abbandonata perchè persa in mare durante le manovre oppure a causa di problemi tecnici.
Ieri mattina i tecnici del Museo dello Sbarco e Salerno Capitale, insieme al vicequestore Giuliana Postiglione, dirigente della Polizia di frontiera del porto di Salerno, hanno potuto verificare lo stato di conservazione del cannone recuperato venerdì. A detta degli esperti, il cannone leggero, sistemato sul molo nel frattempo, necessita di un lungo e costoso restauro.
In attesa che si compia l’iter burocratico per permettere al reperto di essere esposto al Museo dello Sbarco, gli addetti di quest’ultimo hanno richiesto al comandante della Capitaneria di porto, Daniele Di Guardo, di procedere ad una prima opera di desalinizzazione che, se non effettuata subito, porterebbe in breve tempo a danni irreparabili del materiale. Sempre ieri, il nucleo dello SDAI della Marina ha anche fatto brillare al largo tre proiettili scoperti accanto al cannone.