Il sindaco di Nocera Inferiore si scaglia contro il ritardo nella consegna del macchinario per processare i test per il covid: «Siamo stati a primi a dare una grossa disponibilità economica, siamo di fronte alla sanità dei ritardi inaccettabili»
Nonostante gli annunci e i proclami fatti in campagna elettorale dal presidente della Campania De Luca, ai quali hanno fatto seguito le promesse di qualche settimana fa, non è stato ancora consegnato il macchinario per analizzare i tamponi per il covid all’ospedale Umberto I.
A sottolineare la gravità della situazione è stato, fra i tanti, il dottore Gennaro D’Acunzi, neurochirurgo in servizio presso il nosocomio cittadino, che lanciato il suo grido d’allarme tramite i social: «Ma quello (il macchinario) destinato all’ospedale di Nocera che fine ha fatto? – scrive preoccupato D’Acunzi – settembre, poi ottobre, domani siamo a novembre. Voglio ricordare che l’Ospedale di Nocera svolge attività di emergenza e di elezione, con branche altamente specialistiche, per tutta l’area Nord di Salerno e parte dei paesi vesuviani. Fateci capire che intenzioni avete perché la misura è quasi colma».
Poche ore dopo anche il sindaco di Nocera Inferiore Manlio Torquato non ha usato mezze misure per esprimere rabbia e rammarico per una situazione oramai paradossale.
«Apprendiamo – denuncia il primo cittadino della città capofila dell’Agro – che anche Agropoli individuato come covid hospital, finalmente, ha avuto il proprio macchinario per processare 400 tamponi al giorno nel riaperto ospedale. Prima si sono autorizzati i privati. E prima ancora Eboli, ospedale già dotato di tale strumento, ha visto svolgere la gara con priorità temporale di circa un mese su Nocera, Pagani, Scafati e l’Umberto I, che invece ne era e ne è totalmente privo. Nel mentre che i risultati dei tamponi stessi, in tutta la provincia, tardavano di giorni e giorni ad aversi. Non una questione di orgoglio di campanile, ma una “bestialità” strategica, lasciatelo dire, se il principale ospedale del primo DEA dell’intera provincia e con un Covid Hospital al proprio interno, viene lasciato, ancora al primo di novembre, con la pandemia che impazza, privo della strumentazione (e speriamo che nel frattempo abbiano predisposto i lavori della struttura in cui ospitare il macchinario). Una mancanza – prosegue inferocito Torquato – che si aggiunge ai ritardi clamorosi della sanità di Distretto con personale ridotto e un buco di oltre 8 giorni per i tracciamenti; per il tardivo potenziamento delle Usca nel nostro territorio; per i rallentamenti della piattaforma “Sinfonia” che non ha permesso fino a poco fa (non sappiamo ora) neppure ai medici di base un acceso utile a tracciare pazienti e contatti. E dire che l’Amministrazione nocerina è stata la prima, se non forse la sola, a dare una disponibilità finanziaria davvero importante.
Avremmo meritato, se non per questo, quanto meno per la rilevanza del nostro ospedale zeppo di servizi di emergenza, e per come aveva vissuto drammaticamente la prima fase della pandemia, con alcuni morti e numerosi contagi a bloccare interi reparti. Nocera Pagani Scafati, l’Agro, la sua numerosa popolazione, avrebbero meritato se non un trattamento prioritario, almeno di non veder tardare tanto una iniziativa che doveva essere innanzi tutto aziendale, mentre ha atteso le ripetute sollecitazioni della nostra Amministrazione e poi il via libera del Presidente della Regione, fino addirittura alla erogazione del nostro contributo pur formalmente più volte garantito, per fare quel che sarebbe stato normale e giusto fare già quattro mesi fa: consentire ad un Ospedale che ha una accoglienza massiccia anche in urgenza di essere autonomo e veloce nel fornire risposte. Di non mandare in tilt i reparti in attesa di un tampone. Una gestione di questa problematica palesemente inadeguata – conclude il sindaco di Nocera Inferiore – sulla quale, nei prossimi giorni, non solo non molleremo la presa, ma accenderemo i riflettori contando pubblicamente, insieme agli infetti, ogni giorno di ritardo di quanto anche qui, l’ASL avrebbe dovuto autonomamente e concretamente fare almeno due mesi fa. E noi, qui, ad aspettare ancora».