Il capo dei capi di questa organizzazione con contatti e fornitori in Europa e America Latina il salernitano Fiorenzo Parotti. Confiscata anche la pizzeria “‘A Puntella”
Sono 25 le persone finite in manette questa mattina durante l’operazione denominata “El Fakir”, che ha sgominato un traffico internazionale di droga.
Gli arresti sono stati effettuati nelle province di Salerno, Napoli, Avellino, Caserta, Brescia, Taranto, Parma e Firenze da circa 300 militari del Comando Provinciale Carabinieri di Salerno, supportati da quelli dei reparti territorialmente competenti, del 7° Nucleo Elicotteri di Pontecagnano e del Nucleo Cinofili di Sarno.
Decisamente pesanti i capi di imputazione per i 25 (di cui 2 ai domiciliari) arrestati: associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, con l’aggravante della transnazionalità del reato, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, intestazione fittizia di beni, riciclaggio ed auto riciclaggio, truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche.
A capo dell’organizzazione il salernitano Fiorenzo Parotti, che invece di rifornirsi di droga (principalmente cocaina, senza però tralasciare anche hashish, amnèsia e marijuana) dai canali tradizionali era riuscito a intrecciare rapporti personali con organizzazioni criminali anche estere (Olanda, Albania, Panama, Brasile), acquistando direttamente la droga e ottenendo merce di migliore qualità a prezzi più competitivi. Parotti, insomma, aveva dato vita ad un’associazione a delinquere con ruoli e competenze ben definite, dotata di una notevole organizzazione gestionale, oltre che di rilevanti risorse finanziarie e svariati canali di rifornimento di droga.
Nel corso dell’indagine, partita nel 2017, erano state già arrestate 8 persone in flagranza di reato, sequestrati 25 chili di droga, orologi di pregio per un valore di 75mila euro ed oltre 160mila euro in danaro contante. “Bottino” a cui si è aggiunta la confisca di due attività commerciali salernitane: una lavanderia e la nota pizzeria salernitana “‘a Puntella“, e della somma complessiva di 165mila euro, prodotto dell’illecita attività degli indagati. Proprio la pizzeria era frutto di un finanziamento da 70mila euro ottenuto in modo truffaldino da Invitalia nell’ambito del progetto “Resto al Sud”.
Le indagini, anche bancarie, hanno appurato che i proventi dell’attività criminosa siano stati reinvestiti in attività economiche e commerciali, dopo la ripulitura del denaro mediante il passaggio su conti correnti di persone compiacenti, nell’evidente scopo – vanificato dai meticolosi accertamenti – di occultarne e renderne impossibile l’identificazione.
Come ha evidenziato il capo della Procura della Repubblica di Salerno Giuseppe Borrelli nel corso della conferenza stampa condotta insieme al colonnello dei Carabinieri Trombetti, l’indagine è risultata particolarmente complessa poiché molti dei soggetti investigati, per condurre i loro traffici illeciti, sono ricorsi all’intestazione fittizia di schede telefoniche ed all’utilizzo di smartphone dotati di servizi di messaggistica blackberry e encrochat di difficile intercettazione, venendo comunque scoperti.