Non è la prima volta che un fatto simile si verifichi nel Parco archeologico della celebre Poseidonia, così come accaduto a Pompei poche settimane fa. Un “pentimento” che permette di restituire alla collettività reperti preziosi

di Redazione

Ha dell’incredibile la vicenda che ha riguardato un turista anonimo che ha fatto recapitare tre monete romane al Parco archeologico di Paestum, in provincia di Salerno. I reperti erano stati sottratti circa trent’anni fa, ma soltanto in questi giorni è arrivato il “pentimento”. Le monete sono state immediatamente sottoposte a restauro e inventariate dagli addetti.

Tra queste, in particolare, vi è un quadrante in bronzo databile al secondo secolo avanti Cristo su cui sono incisi il dio Nettuno su un lato e un delfino sull’altro. Inoltre, quasi sul bordo, si può leggere la parola “Pais”, abbreviazione di “Paistom” (poi “Paestum”), il nome con cui i romani avevano deciso di chiamare l’antica colonia greca di “Poseidonia”. Come spiega Repubblica, non è il primo caso di reperti portati via da turisti o appassionati che vengono poi restituiti anni dopo, soprattutto per quanto riguarda i parchi storici italiani. Nel 2018, sempre il direttore del Parco di Paestum ricevette un pacco dagli Stati Uniti con una “refurtiva” di pietre antiche rubate addirittura tra gli anni sessanta e settanta. Lo stesso è accaduto poche settimane fa a Pompei, altro fiore all’occhiello dell’antichità in Campania, dove, dal Canada, sono stati restituiti una serie di reperti scomparsi nel 2005, soltanto perchè “sfortunati”, secondo chi ne era in possesso. “Ringraziamo chi ha fatto un gesto del genere – dice Zuchtriegel, direttore del Parco – anche se ricordiamo che è preferibile segnalare subito ogni ritrovamento di carattere archeologico perché solo in questa maniera possiamo risalire al contesto originario degli oggetti, che è fondamentale per la conoscenza e per l’inquadramento scientifico dei materiali”. Nel frattempo a Paestum continuano gli scavi intorno allo splendido Tempio di Nettuno, con lo scopo di far luce su alcuni aspetti ancora poco chiari dell’edificio religioso ultramillenario.

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