Il giornalista free lance e ora componente del Gran Priorato dei Cavalieri templari cristiani “Jacques De Molay” lancia il suo appello a non sottovalutare il pericolo dell’infezione
Desidera rendere pubblica la sua testimonianza Massimo Civale, patron di concorsi di bellezza e da qualche tempo componente del Gran Priorato dei Cavalieri templari cristiani “Jacques De Molay”.
Dopo 32 giorni di ricovero in un raparto Covid-19 lancia l’allarme a quanti, tutt’ora sottovalutano la pericolosità del contagio: «Molti continuano a dire che è come un raffreddore – esordisce Civale – A queste persone vorrei semplicemente che come tanti come me dicono: “No, non è una febbre come tutte le altre. Non ci sono antibiotici che tengano. Nel delirio, nel sudore e nell’ansia si perde all’improvviso ogni sapore, ogni odore, il respiro diventa affannato giorno dopo giorno, poi quasi non si avverte più. Ed è a quel punto che si corre in ospedale e scopri che hai una polmonite bilaterale”.
Ho letto tante sciocchezze in giro, ho visto troppa superficialità, E allora ho capito che devo scrivere la mia esperienza: potrà servire come testimonianza la sofferenza non solo mia, ma di tante persone ricoverate come me.
Il coronavirus esiste eccome. In pericolo c’è la nostra vita e quella dei nostri cari, e non si deve arrivare a capirlo soltanto se si finisce ricoverati con una maschera addosso per poter respirare. Ad ora, mi trovo da 32 giorni ancora in ospedale ricoverato, prigioniero, come migliaia di persone, del tampone …».