La Dante e Descartes è l’unica casa editrice a pubblicare in Italia il premio Nobel per la letteratura 2020, Louise Glück. L’editore Raimondo Di Maio è stato a Nocera lo scorso mese
di Valentina Milite
Dante e Descartes, la storica libreria di via Mezzocannone e piccola casa editrice napoletana, gestita dall’editore Raimondo Di Maio e suo figlio Giancarlo, attualmente è l’unica in Italia ad avere in catalogo un libro dell’autrice vincitrice del Premio Nobel per la letteratura 2020: la poetessa americana di origini ebraiche ed ungheresi, Louise Glück.
Il libro, una raccolta di 18 poesie, si rifà al mito di Proserpina (la greca Persefone, figlia di Demetra), che rapita dallo zio Plutone (il greco Ade, signore degli inferi), e costretta da questi a divenirne la sposa, sarà obbligata a regnare nell’oltretomba, accanto al consorte, per 6 mesi l’anno (i più freddi), per poter poi finalmente, ogni primavera (grazie all’intercessione di Giove), tornare in superficie dalla madre Cerere e portare con sé il risveglio della natura.
La raccolta, che si intitola “Averno”, dall’omonimo lago di origine vulcanica situato a pochi chilometri da Napoli e che i romani credevano essere l’ingresso per l’oltretomba, tratta i temi eterni della morte, dell’oblio, dell’anima, dell’amore e della solitudine.
Raimondo Di Maio, curatore dell’edizione italiana dell’opera, già noto editore di eminenti scrittori napoletani come Erri De Luca e Domenico Rea (di cui è da poco stato ripubblicato il testo “Pensieri della notte”), in un momento decisamente convulso di gioia e soddisfazione per il suo lavoro, ha trovato il tempo per rispondere ad un paio di nostre domande.
– Innanzitutto, congratulazioni per questa premiazione, che è anche un po’ sua, dacché, a quanto pare nel nostro Paese la sua casa editrice è stata l’unica ad avere la lungimiranza di carpire in anticipo il valore di questa autrice e decidere di pubblicarla. In una sua intervista lei dice: “Noi non pubblichiamo libri napoletani, ma libri utili per Napoli”. Come si sceglie un libro utile per Napoli? Di cosa ritiene abbia bisogno oggi questa città e perché ha ritenuto “Averno” rientrasse tra questi?
«Un libro per Napoli è un libro non autoreferenziale ma che aiuta a fare confronti e a crescere nella comprensione del buono e cattivo della città».– Il mercato dell’editoria oggi, un po’ come tutti i settori, sta vivendo una grave crisi, dovuta all’impostazione aziendale produttivista di un intero sistema che ha invaso anche il settore dei libri e che si preoccupa più dei numeri e dei profitti che di mettere in uscita prodotti culturalmente validi (come risulta evidente dalle classifiche di vendita che hanno quasi sempre in tendenza libri di dubbio contenuto di qualche ghost-writer per il personaggio televisivo o della rete di turno). Con riferimento a questa premiazione, ha parlato di “piccolo miracolo napoletano”. In poche ore sono state vendute moltissime copie del libro ed anche online non è più reperibile e sembra sia stato contattato da grandi catene di distribuzione per fornir loro delle copie. Deve essere una grande soddisfazione per un piccolo editore ricevere tale riconoscimento e anche (possiamo dirlo?) un po’ una rivalsa sui “grandi” del settore che oggi devono far riferimento a lei per reperire l’unico testo in italiano di questa autrice. Se lo sarebbe aspettato?
«Il problema è che l’onda del consumo editoriale prima ha rifiutato il libro della poeta, sbagliando, e adesso invece accampa pretese ed è pronto a mettere cifre importanti nella spasmodica ricerca di acquistare il diritto. Ho cercato di fare grande equilibrio tra grandi e piccoli rispettando i piccoli. Una delle prime richieste è stata di un libraio di Sulmona e anche se faticoso mi fa piacere e mi sembra doveroso essere utile a lui come a un libraio di Roma o Milano. Il mercato editoriale è alla ricerca di soli consumi e non si occupa invece di formare e promuovere la vera cultura, ma vuole solo soddisfare consumatori e non lettori».