Dopo il lungo stop dovuto all’emergenza sanitaria Covid-19, tra venerdì e sabato si è tornati in campo per le semifinali della coppa nazionale. Eliminate Milan e Inter in stadi vuoti e desolanti. Dal prossimo weekend ritorna il campionato
di Enrico D’Agosto
È ripartita la giostra del calcio di Serie A con il ritorno delle semifinali di Coppa Italia con 4 delle squadre più importanti d’Italia. Juventus-Milan e Napoli-Inter sono state le partite che hanno determinato le finaliste per l’assegnazione del primo trofeo di questa annata che potrebbe dare una svolta in positivo ad ognuna delle squadre.
Purtroppo, è mancata la cornice del pubblico, che è l’essenza e l’anima del calcio, perché le norme di sicurezza non hanno consentito l’accesso allo stadio dei tifosi, ed è questo il doloroso prezzo che il movimento calcistico ha dovuto pagare alla pandemia che ha colpito tutto il mondo. Non sono mancate le polemiche per l’organizzazione delle ripartenze dei campionati, comunque è prevalsa la volontà di portare a termine la Serie A e la B. Certo le incognite dopo i tre mesi di stop sono evidenti e sicuramente nessuno potrà raccontare di poter prevede come andranno le cose, un po’ come è successo con il Covid-19. In finale sono arrivate la Juve ed il Napoli e mercoledì a Roma lotteranno per il titolo. Le partite sono state entrambe intense, ma sia la Juve che il Napoli avevano costruito il passaggio del turno nelle partite di andata. Difatti il Milan se pur in 10 contro 11 per quasi un’ora non ha demeritato, come pure l’Inter passata in vantaggio su papera di Ospina, si è vista raggiungere da un gol di Mertens, su un lancio dello stesso portiere, che ha imbeccato Lorenzo Insigne, in contropiede, che ha permesso al belga-napoletano di pareggiare. Poi ha compiuto tre parate capolavoro e l’Inter, nonostante il dominio territoriale si dovuta arrendere. È un piccolo passaggio, quello della ripresa del calcio, verso la normalità e non devono storcere il naso coloro a cui non piace. Qualcuno ha commentato che un paese che aspetta con ansia la ripresa del calcio e non quello della scuola è un paese senza speranze. Mi dissocio nettamente da questa affermazione in quanto la scuola è una cosa, il calcio un’altra. Se la scuola ha evidenti problemi e non riesce a risolverli, per cui non riesce ad entrare nei cuori dei ragazzi, non diamo la colpa al calcio che, con tutti i problemi che ha, riesce ad attirare l’attenzione generale con buona pace di chi è contrario e di chi è favorevole.