Un lungo post scritto sul suo profilo Facebook spiega tutte le difficoltà vissute nel reparto di terapia intensiva Covid. L’augurio del Ministro della Salute Roberto Speranza
Si celebra oggi la Giornata internazionale dell’infermiere. Il 12 maggio 1820 è nata, infatti, Florence Nightingale, la “signora con la lanterna” considerata la fondatrice dell’assistenza infermieristica moderna.
Una ricorrenza che quest’anno assume, se possibile, valore ancora maggiore visto l’impegno profuso in prima linea da tutti gli infermieri nella lotta al Covid 19, come spiegato dal Ministro della Salute Roberto Speranza: « In questi giorni durissimi, il volto provato degli infermieri è diventato il simbolo dell’impegno per affrontare l’emergenza. Oggi, nella giornata internazionale dell’Infermiere, celebriamo la vocazione di un servizio che ha rivestito, e rivestirà sempre di più, un ruolo fondamentale negli ospedali e nel rapporto con i malati e le famiglie sul territorio. Il loro lavoro va sostenuto sempre per tutelare il diritto alla salute di tutti noi».
Ed è proprio oggi che si conclude l’esperienza al reparto di terapia intensiva Covid dell’ospedale “Ruggi” di Salerno dell’infermiera nocerina Tiziana Apicella, che ha voluto condividere attraverso il suo profilo Facebook le sensazioni vissute in un’esperienza che difficilmente dimenticherà.
“Oggi si conclude la mia esperienza nel reparto di rianimazione covid – scrive Tiziana – quando mi è stato comunicato che “sarebbe toccato anche a me” mi sono disperata, ho pianto. In tv non si faceva altro che parlare di morte, con picchi giornalieri di 1000 decessi. Terrore assoluto. A questo si aggiungeva la mancanza di esperienza in un modo a parte come la rianimazione, il doversi calare in un gruppo nuovo e soprattutto il doversi isolare più possibile dopo 10 giorni di convivenza. Passati i primi giorni, è andata meglio. E non potete limitarvi a dirci “è il vostro lavoro” perché non sei preparato ad una cosa del genere, perché non ci avremmo creduto nemmeno se ci avessero giurato che sarebbe successo. Ho visto persone morire, da sole, inconsapevoli di quello che stesse succedendo. Ho versato lacrime di commozione vedendo finalmente sveglia una paziente, vedendo i suoi miglioramenti giorno dopo giorno, è stato un cammino per lei e per tutti noi e non lo dimenticheremo mai. È stato un periodo in cui la parola d’ordine è stata “stress”, ci sono colleghi costretti a dover ricorrere allo psicologo, c’è chi non torna a casa da mesi, chi non da un bacio ad un nipote e piange anche solo pensandoci. E vi assicuro che fanno tanto male anche quei segni visibili all’esterno dovuti a tutto ciò, come si può vedere nella foto. Queste cose ve le dico perché vorrei ricordarvi che siamo esseri umani anche noi e che il vostro senso di responsabilità pesa fortemente sulla vita di tante persone, non solo sulla vostra. Detto questo vorrei ringraziare tutte le persone che mi sono state vicine in questo momento, anche solo con un messaggio. Grazie agli amici, grazie alla mia famiglia che non mi ha mai trasmesso preoccupazione pur non dormendo la notte pensando a quello che stavo vivendo, grazie alla mia caposala e al mio primario che mi hanno sostenuta e hanno sopportato i miei sfoghi. Grazie ai nuovi colleghi della rianimazione, una parte dei quali spero di continuare a vedere e sentire,Infinitamente grazie a Gennaro Di Vuolo, senza il quale sarebbe stato tutto tremendamente più difficile. Ha sopportato, supportato senza battere ciglio. Grazie ai miei colleghi dell’ortotrauma che mi hanno sostenuta sempre e che mi hanno accolta di nuovo tra loro con un affetto che riempie il cuore di gioia. Grazie a tutti per essere stati rispettosi delle regole, vi prego di continuare. Spero di non dover tornare indietro perché vorrà dire che vi siete comportati bene! Torno a casa, torno in ortotrauma. Anche noi iniziamo, per quel che si può, la fase 2.
Non si abbassa la guardia!
Ps: buona giornata internazionale dell’infermiere a tutti noi, con la speranza che vada davvero tutto bene!
Operatori sanitari patrimonio dell’umanità’”.