Il ricercatore del Cnr di Napoli evidenzia come nei mesi di lockdown nei corsi d’acqua siano perfino tornate le rane, e che il giorno stesso della ripresa siano tornati i problemi
Torna sulla vicenda del colore assunto dal fiume Sarno e dai suoi affluenti Cavaiola e Solofrana dopo la ripresa il professor Rocco De Prisco, ricercatore del CNR di Napoli ed uno dei membri fondatori del Comitato “La fine della vergogna“.
«Vorrei mettere bene in evidenza – dice De Prisco – che non sono, e non potrebbero mai essere, le acque reflue civili, e quindi gli scarichi fognari a generare il colore nero o rosso delle acque del Solofrana: se così fosse stato, la permanenza “obbligata” dei cittadini nel periodo del lockdown, e quindi la maggiore concentrazione degli scarichi direttamente nelle acque dei corsi d’acqua, avrebbe determinato una colorazione delle acque e quindi una costante presenza di acque sporche anche nel periodo di emergenza, allorquando tutte le industrie e le aziende da Solofra a Nocera Inferiore ed oltre erano chiuse.
Invece è stata di palmare evidenza la presenza per circa due mesi di acque pulite non maleodoranti ed il ritorno perdino del gracidare delle rane… Le acque sono apparse agli occhi di tutti.
È impensabile – prosegue il professor De Prisco – che possa confondersi la vera origine dei problemi dell’inquinamento, e quindi del colore delle acque, con gli scarichi di acque reflue domestiche. Le acque sono apparse agli occhi di tutti più pulite e decisamente cristalline addirittura a Montoro Inferiore, dove l’attivista Ermete De Maio ha monitorato giorno dopo giorno il corso d’acqua e ne ha verificato e testimoniato personalmente la limpidezza. È quindi inequivocabile che l’origine del problema risieda nei ripresi sversamenti illeciti di reflui da scarichi industriali che dopo circa due mesi ritornano ad avvelenare l’ambiente. Il Comitato “La fine della vergogna”, ancora una volta, chiede urgentemente interventi da parte degli organi preposti al controllo del territorio in materia di tutela dell’ambiente e di salute dei cittadini, affinché venga effettuato un incisivo sistema di verifica e controllo degli sversamenti illeciti da parte delle attività produttive da parte dei poli industriali ed anche agro-alimentari nonché del funzionamento, dell’adeguatezza e del corretto utilizzo degli impianti depuratori esistenti presso le aziende, intervenendo sollecitamente presso gli impianti di depurazione di Solofra e di Mercato San Severino con costanti atti a sorpresa e non programmati in modo da arrestare una volta e per tutti le attività illecite di sversamento e gli autori delle stesse».
«In tutti questi anni – continua Anna Panariti, altro membro del comitato – si è assistito dal punto di vista amministrativo ad uno scollamento ed inerzia istituzionale nonché ad una indifferenza totale da parte della politica che solo di recente, e grazie al lockdown, sembra essersi apparentemente risvegliata. Il decorso di tanto tempo prima di oggi, senza che nessuno abbia preso a cuore la grave situazione relativa all’inquinamento e abbia posto in essere le giuste attività di prevenzione e di controllo, ha polverizzato ed occultato le responsabilità di diversi soggetti istituzionali. Purtroppo il persistere di una situazione che vede il Sarno e i suoi affluenti ridotti ad una condizione di fogna indebolisce nei cittadini la consapevolezza della illiceità delle condotte inquinanti: ciò malgrado il Comitato ce la sta mettendo mettendo tutta per diffondere la sensibilizzazione e l’educazione ambientale, nella speranza che l’emergenza legata al fiume Sarno finisca una volta e per sempre e non sia solo un tema dettato spinta emotiva del momento».