Oggi il nostro viaggio con l’arte ci vede incontrare una delle colonne del teatro La Locandina di via Cauciello, a Pagani, che non è riuscito per pochi giorni a portare in scena uno spettacolo che vedeva la sua regia
di Fabrizio Manfredonia
– Ciao Renato. Nelle chiacchierate che da qualche giorno stiamo facendo con chi si occupa di promuovere e valorizzare la cultura e il teatro sul territorio, la prima domanda che faccio inevitabilmente è: come sta andando questa quarantena?
«Sto continuando a lavorare! Lavorando in cancelleria a Salerno alcuni giorni a settimana dobbiamo essere presenti sul posto. Abbiamo una turnazione per non essere in troppi negli uffici ma il settore della giustizia, al contrario di quanto si possa credere, non è completamente fermo soprattutto per i procedimenti d’urgenza».
– Una quarantena senza riposo, insomma…
«(ride) No, sto comunque approfittando del lavoro agile per rivedere film. Ultimamente ho guardato “Nodo alla gola” di Alfred Hitchcock, non il suo film migliore a mio avviso, ma ugualmente godibile. Tra l’altro fu il primo film di Hitchcock a colori. O ancora “Scusate il ritardo” di Massimo Troisi».
– Quest’anno il teatro “La Locandina” festeggia i quarant’anni di attività e lo spettacolo da te diretto, “Il delitto perfetto” di Frederick Knott ma fortemente ispirato alla versione cinematografica di Hitchcock, avrebbe dovuto essere l’ultimo della stagione. A che punto era lo spettacolo?
«Eravamo a buonissimo punto. Quando è arrivato il lockdown mancavano due settimane alla prima, per cui andavano soltanto oliati alcuni meccanismi e fatte le ultime prove. Il giorno prima dello stop era perfino stata montata la scenografia! È uno spettacolo che volevo dirigere da parecchio tempo: amo molto la versione cinematografica di Hitchcock e questo spettacolo si sarebbe inserito nel trend della stagione che ha visto come primo spettacolo “Arsenico e vecchi merletti” diretto da Teresa Barbara Oliva e come terzo “Il Rompiballe” diretto da Franco Pinto, mentre il secondo “Sabato, Domenica e Lunedì” diretto da Alfonso Tortora si discostava un po’ dal tema. Fare una regia non è mai facile ma con gli attori si è creata una forte intesa. Sono convinto che lo spettacolo poteva venire e sicuramente verrà bene».
– Quando pensi di metterlo in scena?
«L’intenzione è di programmarlo come primo spettacolo della prossima stagione. Il punto è che il teatro è comunque molto piccolo e sarà una sfida mantenere il distanziamento sociale. Dipenderà molto dalla situazione del contagio che avremo nei prossimi mesi. Bisognerà studiare bene la strategia e poi si vedrà. Ma di sicuro lo metteremo in scena».