Torna l’appuntamento con le interviste con il mondo colto cittadino. Oggi è il turno della regista nocerina che ci ha dato, tra le altre cose, spunti su come vivere al meglio il lockdown
di Fabrizio Manfredonia
– Ciao Simona! Cominciamo parlando di quarantena. Come stai vivendo questo periodo di autoreclusione?
«Lo sto vivendo in varie fasi! Le prime due settimane, quando non era ancora chiara la drammaticità della situazione, ho dormito come non mi capitava da 15 anni! Sonno notturno, ristoratore. Mi sono sentita deresponsabilizzata. Lavori come il mio, nonostante la passione, creano tantissima tensione perché si è costantemente sotto giudizio. Per cui, ripeto, ho dormito! Il concetto di riposo nella nostra società è quasi demonizzato perché associato alla nullafacenza: invece è rispetto per noi stessi, per corpo e mente. Il problema più grave è per chi è abbandonato, chi è solo o incapace di curarsi: a tal proposito ringrazio gli operatori sanitari per il lavoro che stanno svolgendo».
– E oltre al riposo?
«Sto imparando tanto da questa esperienza. Sto imparando a godere del silenzio, a mettere ordine nei miei pensieri. Penso che questo periodo di stop rappresenti e rappresenterà uno spartiacque tra chi si è evoluto e chi è rimasto indietro. D’altronde siamo nella stessa tempesta, ognuno con la sua barca».
– Sta capitando a molti di recuperare, in questo tempo sospeso, passioni per forza di cose messe da parte come leggere, scrivere, disegnare o cucinare. Sta capitando anche a te?
«Sto leggendo tanto e tanti libri anche contemporaneamente. Mi sentirei di consigliare “La fine è il mio inizio” di Tiziano Terzani dove c’è tanta saggezza, o ancora “Vinpeel degli orizzonti” di Peppe Millanta che possono leggere anche gli adolescenti che, come gli artisti, sono i grandi dimenticati di questa quarantena, o ancora “Il potere di adesso. Una guida all’illuminazione spirituale” di Eckhart Tolle che trovo particolarmente pertinente per il periodo che stiamo vivendo. Ho anche scritto un paio di canzoni per il progetto “Moodrama” una delle quali parla di ecologia». – Il 29 maggio avresti dovuto debuttare con “Tu 2.0” lo spettacolo che avrebbe chiuso la sesta edizione de “L’essere e l’umano” al teatro Diana. Il debutto è solo rimandato?
«Lo metteremo in scena appena possibile. Lo spettacolo era finito e dovevamo solo ultimare le prove quando è arrivato il lockdown. È uno spettacolo sull’incontro, sul naturale specchio dell’Io: quel tu altro da me. Tema principale è la rivoluzione, il senso di rivolta che ci porta a ribellarsi e a tornare al bello. Ci saranno anche richiami all’ecologia: lo spettacolo si apre parlando di Amazzonia».
– Da operatrice del settore, secondo te quando si potrà riprendere con il teatro?
«Ad oggi, se tutto dovesse progredire verso una riduzione del contagio mi auguro che già verso luglio si possa fare qualcosa magari all’aperto. Poi per quanto riguarda i laboratori, il teatro (Diana n.d.a.) è grande e ci possiamo organizzare con le misure di distanziamento sociale. Dobbiamo vedere come si evolve il tutto».
– Per concludere, come sta andando l’iniziativa social delle pagine social di Artenauta teatro “D’istanti – Una foto, una storia, un racconto di sé”?
«Molto bene. Ho già ricevuto diversi racconti e diverse foto. Ogni settimana pubblicheremo tre racconti fotografici: lunedì, mercoledì e venerdì. E a chi ancora non ha mandato il racconto dico: sfogliate le vostre foto senza sceglierle, soffermatevi su quelle che vi suscitano qualcosa e scrivete. E poi inviate tutto a [email protected], ovviamente!»