Anche le due Nocera videro e subirono lo scontro tra gli eserciti rivali e molti abitanti si rifugiarono sui monti Lattari. Il fondamentale ruolo di tanti cittadini per aiutare la cacciata dei tedeschi
di Valentina Milite
Per molti ragazzi la data del 25 aprile risulta oggi solamente un giorno festivo, rosso sul calendario.
In realtà questa ricorrenza, istituita come festa nazionale da re Umberto II il 22 aprile 1946 (pochi mesi prima del referendum del 2 giugno che decreterà la caduta della monarchia e la nascita della Repubblica italiana), ricorda e celebra un momento decisivo nella storia italiana: la liberazione della Penisola dall’occupazione tedesca ed il regime fascista; grazie alla cooperazione bellica tra i soldati dell’esercito alleato angloamericano, dell’esercito cobelligerante italiano e la resistenza delle forze partigiane.
Sebbene la resa effettiva dell’esercito nazifascista, con la conseguente fine della guerra in Italia si ebbe solo il 3 maggio, fu scelta la data del 25 aprile come giorno della liberazione perché fu in questo giorno che il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia spronò le forze partigiane in tutti i territori ancora occupati alla rivolta definitiva contro i tedeschi, al grido di “Arrendersi o perire!”.
Se storicamente sono maggiormente note vicende legate alla resistenza partigiana nell’Italia settentrionale, anche la nostra regione visse negli ultimi anni della Seconda guerra mondiale episodi di insurrezione e contrasto all’occupazione tedesca.
Numerose furono le rivolte dei contadini nelle campagne, che venivano spesso depredati dai soldati di parti del raccolto o capi di bestiame, e quelle nelle città, a causa di una popolazione stremata dalla guerra e dalle sempre maggiori difficoltà nel reperire il cibo, in anni in cui col fascismo era stata introdotta la cosiddetta “tessera” o carta annonaria per il razionamento dei generi alimentari alla popolazione, che non faceva altro che nutrire un fiorente mercato nero con prezzi sempre più alti.
I bombardamenti non risparmiarono la Campania. Napoli risultò essere la città italiana più colpita della Seconda guerra mondiale, in quanto primo punto strategico da conquistare per gli Alleati che nel settembre del ’43 erano sbarcati con l’operazione Avalanche nel golfo di Salerno, per poi risalire attraverso i nostri territori, verso la città capoluogo di regione.
La storiografia moderna sta oggi cercando di recuperare le vicende legate a queste operazioni, al fine di dare giusta testimonianza degli episodi di una lotta partigiana meridionale spesso dimenticata. Anche le nostre città furono coinvolte. Ci fu un duro scontro a Cava De’ Tirreni, in cui la popolazione collaborò attivamente con l’esercito alleato, e a Scafati, dove i tedeschi organizzarono un’offensiva minando il ponte sul fiume Sarno per fermare l’avanzata dell’esercito angloamericano. Gli scafatesi aiutarono gli alleati con informazioni e protezione e partecipando attivamente agli scontri contro i tedeschi, risultando determinanti per l’esito positivo del conflitto.
Anche le due Nocera videro e subirono lo scontro tra gli eserciti rivali e molti abitanti si rifugiarono sui monti Lattari, verso il valico di Chiunzi e comuni come Sant’Egidio, Corbara e Tramonti, per ripararsi dai bombardamenti.
Gli Alleati ebbero infine la meglio e riuscirono a risalire la penisola fino a superare nell’aprile del 1945 la Linea Gotica, baluardo difensivo dell’esercito tedesco in Italia: evento che ispirerà l’invito alla resistenza e alle insurrezioni generali contro i nazifascisti in tutta la penisola, e che porterà al fine alla sua liberazione, che oggi festeggiamo.